Dic 19, 2014
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La Marina Militare ricorda l’Impresa di Alessandria nel 73° anniversario: due corazzate inglesi affondate da tre “maiali” e sei marinai

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La Marina Militare ricorda il 73esimo anniversario dell’impresa di Alessandria, episodio della Seconda Guerra Mondiale che ha dato lustro all’Italia e agli uomini che la servirono.

Nella notte tra il 18 e il 19 dicembre 1941 nel porto di Alessandria, in Egitto, vennero affondate le corazzate inglesi Valiant e Queen Elizabeth; una delle azioni più straordinarie, a danno della Royal Navy, della Regia Marina durante l’ultimo conflitto mondiale. Un’impresa straordinaria realizzata con un arma segreta: il siluro a lenta corsa (SLC), più conosciuto come “maiale”, e grazie al coraggio e l’audacia degli equipaggi che lo pilotavano.

Piccoli mezzi e “grandi” uomini che si addestrarono nel più assoluto segreto a Bocca di Serchio, a Pisa. Una preparazione durissima: immersioni di notte, senza ausili luminosi, unica certezza: l’intesa perfetta con il proprio compagno d’equipaggio.

La notte del 18 dicembre, il sommergibile Scirè comandato dal tenente di vascello Valerio Borghese, rilasciò a qualche miglia di distanza dal porto di Alessandria sei marinai a bordo di tre “maiali”. Gli obiettivi erano le corazzate inglesi Queen Elizabeth, Valiant e una grande petroliera.

Il capitano del genio navale Antonio Marceglia e il sottocapo palombaro Spartaco Schergat puntarono verso la Queen Elizabeth. Il capitano delle armi navali Vincenzo Martellotta e il capo palombaro Mario Marino verso la petroliera Sagona. Per il tenente di vascello Durand de la Penne e il capo palombaro Emilio Bianchi il bersaglio è la Valiant.

La mattina del 19 dicembre le cariche poste dagli assaltatori italiani esplodono sotto le carene delle navi nemiche. Le navi, subiscono danni ingenti e si adagiano sul fondale del porto.

Oggi, gli eredi di quegli uomini eccezionali sono gli incursori e palombari del Comando Subacquei e Incursori (COMSUBIN).  Se le azioni dei loro predecessori sono state rivolte contro il naviglio nemico in vari porti del Mediterraneo, oggi gli incursori sono addestrati ed equipaggiati per affrontare missioni di diverso tipo, contro obiettivi navali e terrestri d’interesse marittimo.

Fonte e foto: Marina Militare

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Forze Armate