Mar 23, 2015
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ISIS: il genocidio culturale è pura propaganda. A portata di click

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isis-unesco-genocidio culturaleBy Filippo Malinverno

Da settimane le ruspe del Califfato impazzano sul web demolendo siti archeologici. Non a caso. Fa tutto parte di una propaganda volta a intimorire i suoi nemici, in Medio Oriente e in Occidente: la creazione di una nuova società passa attraverso la distruzione dei simboli di quella da eliminare.

Mosul, Ninive, Nimrud, Khorsabad, Hatra. Stando al singolare programma di debellatio messo in atto dai militanti dell’ISIS, la lista di siti archeologici irreparabilmente danneggiati potrebbe allungarsi nelle prossime settimane: quella che distruggono è una storia prima di tutto irachena, visto che si tratta dell’eredità dell’impero assiro di Mesopotamia, ma che riguarda al tempo stesso l’intera umanità.

Questo assassinio del diritto alla cultura, e dunque anche alla libertà, fa parte di un programma di uso della propaganda ben studiato dai vertici del Califfo ed estremamente efficace. Come in qualsiasi Stato nascente che utilizza la forza come deterrente e mezzo di conquista, così nello Stato Islamico la propaganda è una delle colonne portanti del suo apparato.

L’uso di mezzi tecnologici sofisticati, come droni per riprese aeree, fish eye e programmi di montaggio di ultima generazione, nonché di registi evidentemente preparati, permette ai messaggi del Califfo Al-Baghdadi di diffondersi in tutto il mondo, senza che le autorità occidentali possano contrastarli in modo efficace: eliminare le decine di video dal contenuto macabro e scioccante non farebbe altro che rendere più difficile la loro individuazione sul web e aumentare la loro diffusione, dato che si tratta di un fenomeno virale pronto a riprodursi senza sosta e più vigorosamente, se contrastato.

La piattaforma di internet è il luogo perfetto per sviluppare questa propaganda martellante ed efferata: attraverso la rete, chiunque può essere raggiunto e il jihad islamico può facilmente diventare un intrigante obiettivo di vita per quei musulmani imbevuti di radicalismo, essendo a portata di un semplice click. Ecco che quindi il grido di battaglia del Califfato entra nelle case dei cosiddetti “lupi solitari” residenti in Occidente, pronti a cogliere al volo l’occasione di dare il proprio contributo alla causa jihadista direttamente nella tana del nemico: il rischio di attentati solitari in Europa resta altissimo e non va sottovalutato.

Un grande punto di forza della propaganda dell’ISIS è la lingua veicolare degli stessi messaggi, la cui scelta è saggiamente caduta sull’inglese, idioma simbolo delle relazioni internazionali contemporanee.

Grazie a questa lingua gli ideali estremisti del Califfo possono essere compresi da tutti proprio perché, quando parla in prima persona o attraverso i suoi sottoposti, Al-Baghdadi vuole rivolgersi al mondo intero.

I destinatari di questa propaganda sono infatti due: da una parte i musulmani, ai quali è rivolto un messaggio di redenzione religiosa (pena l’eliminazione fisica, come mostrano i video); dall’altra gli occidentali in senso lato, a cui invece il Califfato si rivolge in modo più minaccioso e battagliero: l’Occidente è il simbolo di tutto quello che l’ISIS vuole combattere, un crogiolo di valori profani e da eliminare con la forza.

I video delle demolizioni dei siti archeologici assiri non sono altro che una prova tangibile di ciò che, seppur improbabilmente, potrebbe succedere ai nostri simboli: così come la storia antica irachena rappresenta un legame con un mondo politeista ed eretico, anche l’Occidente viene identificato come tale. L’affermazione di un nuovo ordine politico, sociale e religioso, come è quello proposto dallo Stato Islamico, deve per forza passare dalla distruzione totale di tutto ciò che contrasta con esso: quella che stiamo vedendo in Iraq e Siria e che presto potremmo vedere in Libia è una damnatio memoriae senza compromessi.

Se, al momento, gli unici a subire quotidianamente le violenze jihadiste sono i musulmani restii ad aderirvi, l’obiettivo dei militanti islamici è quello di esportare queste barbarie nel continente europeo.

Si tratta di una minaccia, presente in ogni video caricato sul web, che utilizza la violenza per terrorizzare il cittadino occidentale e che punta alla manipolazione delle menti, imbevendole di immagini atroci. Lo scopo di questa manipolazione è politico: minacciando il popolo occidentale utilizzando come modus operandi la decapitazione di ostaggi, l’ISIS ci spinge a fare pressioni sui nostri stessi governi affinché cedano al pagamento dei riscatti richiesti, invece che ostentare una freddezza verso i propri connazionali prigionieri che gli stessi messaggi dei jihadisti amplificano. Il vantaggio? Trattare con l’ISIS significherebbe riconoscerne implicitamente la sua esistenza de facto, agevolando lo sviluppo della sua affermazione sul territorio.

Una propaganda di forte impatto e gestita con cura dunque, che invade con le immagini i paesi che non può invadere con le truppe. Qual è il fine ultimo di questa eliminazione sistematica di uomini, antiche mura e statue?

Le ragioni sono essenzialmente tre: c’è, innanzitutto, quella ideologico-religiosa, che si basa sul contrasto tra ciò che è sacro e giusto secondo le leggi coraniche e ciò che invece è profano e quindi non lo è (dunque buona parte del bagaglio ideologico occidentale di stampo liberale), in riferimento a quella che gli islamici chiamano “jāhiliyya“, ovvero l’ “Età del peccato” che, storicamente, precedette l’opera profetica di Maometto nel VII secolo d.C.; in secondo luogo, vi è una ragione politica, secondo cui il Califfato utilizza la violenza come mezzo di affermazione della propria identità statale e come strumento per ottenere vantaggi per il proprio sviluppo: l’ISIS tuttavia non si contende con la Siria di Assad e l’Iraq di Al-Abadi il ruolo di governo legittimo di quei paesi, ma sostiene la creazione di uno Stato ex-novo con confini, istituzioni e valori differenti; infine, vi è anche uno scopo economico, dovuto alla vendita dei reperti antichi sul mercato nero: distruggere decine di oggetti dal valore inestimabile senza tentare di trasformarli in dollari sarebbe una mossa decisamente poco saggia, al di là di tutte le motivazioni religiose e ideologiche.

Esattamente come la propaganda, anche questo genocidio culturale è rivolto a tutti. Il mondo moderno è un immenso patrimonio di ricchezze storiche che ognuno di noi deve avere il diritto di conoscere, di vedere, di esplorare e di comprendere: questo è il danno più grave che l’ISIS sta infliggendo all’uomo, l’eliminazione del diritto a leggere la propria storia e il proprio passato attraverso l’eredità materiale e morale lasciata dal passato. Il Califfo mira a estinguere la memoria di un popolo per plasmarne una nuova: contrastarlo è l’unico modo per evitare che questa nuova memoria nasca sulla paura e sulla violenza.

Filippo Malinverno

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Foto: L’Indro

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