Dic 29, 2004
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Kosovo, Austria e Svizzera non ritirano le truppe

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pubblicato da Pagine di Difesa il 29 dicembre 2004

Austria e Svizzera non ritireranno i loro contingenti in Kosovo nel 2005. La volontà di mantenere le proprie truppe nella regione balcanica, che dall’intervento della Nato del 1999 viene amministrata dalle Nazioni Unite, è stata resa nota in momenti distinti sia dal presidente austriaco Heinz Fischer che dal comandante del contingente svizzero (Swisscoy) tenente colonnello Hubert Bittel.

Entrambe le nazioni sono interessate alla pace e alla stabilità dell’area balcanica. Il parlamento e il governo austriaci hanno già deciso di non ridurre il numero dei soldati in Kosovo nel corso del prossimo anno, mentre il governo svizzero si è espresso a favore di una estensione del mandato fino al 2008. “Diversamente dagli stati membri della Nato – ha spiegato Hubert Bittel, comandante del Swisscoy, in un’intervista rilasciata prima di Natale al quotidiano Der Bund – noi non siamo visti come rappresentanti di una forza di occupazione. Godiamo di una specie di status particolare”.

Circa il dieci per cento della popolazione del Kosovo vive in Svizzera dagli anni ’90 e secondo quanto dichiarato da Bittel “quasi tutti qui hanno un membro della famiglia in Svizzera”. E’ dunque interesse della Confederazione promuovere pace e stabilità nella regione autonoma al fine di ridurre il rischio di una nuova ondata di rifugiati.

Il contingente svizzero, chiamato Swisscoy, ha base alla periferia di Suva Reka, tra Prizren e Pristina, nell’ambito della brigata multinazionale sud-ovest. Il campo, che ospita 214 militari volontari, è stato preparato tra la fine di agosto e l’inizio di ottobre 1999 con un totale di 1.715 tonnellate di materiali portati in Kosovo e Fyrom con nove voli e tre convogli su via ferroviaria, stradale e marittima.

L’intervento del contingente svizzero in Kosovo è stato deciso dal governo federale il 23 giugno 1999 quale adesione a un’operazione di peacekeeping sulla base della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite. Non va inteso come un’azione isolata, ma come parte di una politica finalizzata ad affrontare da un lato il problema dei rifugiati in Svizzera e dall’altro l’organizzazione degli aiuti in Kosovo.

Comando, staff e autorità disciplinare del Swisscoy sono sotto esclusivo controllo svizzero e non sono sottoposti né al comando Nato né a quello di altre nazioni. Ogni militare detiene la propria arma a titolo di difesa personale così come stabilito da inizio missione. I compiti del contingente vanno dagli aiuti medici al trattamento dell’acqua, dall’allestimento dei campi ai trasporti speciali. Per questo Swisscoy ha messo a disposizione della brigata un elicottero Superpuma da trasporto.

I compiti del contingente svizzero si articolano nell’ambito del supporto logistico al battaglione austriaco Aucon-Kfor, che ha base nello stesso campo di Suva Reka a una cinquantina di chilometri a sud di Pristina. L’impiego del contingente di fanteria Aucon è stato deciso dal governo federale austriaco il 25 giugno 1999. E’ costituito da circa 500 uomini di equipaggio del carro da trasporto Panzer inquadrati nella brigata tedesca. Nel contingente austriaco sono incorporati anche soldati provenienti dalla Svizzera e dalla Germania.

Attualmente al campo di Suva Reka, chiamato Casablanca, si trovano 583 militari del contingente Aucon, che lo scorso 21 dicembre hanno ricevuto la visita del presidente austriaco Heinz Fischer e del ministro della Difesa Gunter Plater. Nell’occasione si sono sentiti incoraggiati dal loro stesso presidente a “proseguire nell’eccellente lavoro svolto in Kosovo”.

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2004 · Forze Armate · Kosovo · past papers