Nov 22, 2005
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La diaspora eritrea bussa alle porte a Roma, nessuno risponde

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pubblicato da Pagine di Difesa il 22 novembre 2005

Lo scorso 6 novembre in Eritrea 45 famiglie hanno dovuto fare i conti con arresti e detenzioni per opera del governo. Motivazione: un loro congiunto ha lasciato illegalmente il paese. “La situazione già critica degli ultimi anni – spiega Mosè Zerai, presidente dell’Agenzia di Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo (Ahcs) di Roma – si sta aggravando in questi ultimi mesi, costringendo molte famiglie a pagare riscatti elevati al governo affinché rilasci i propri congiunti”.

Non si può lasciare l’Eritrea legalmente al di sotto dei cinquanta anni di età, ma la realtà del paese è ritenuta insostenibile dagli stessi eritrei che vivono in Italia. In tutta la penisola ci sono circa 10 mila immigrati dal paese africano, concentrati soprattutto tra Bologna, Milano e Roma. Le loro famiglie lontane, stando alle testimonianze, sono vittime di vere e proprie retate. I giovani fuggono dal reclutamento forzato, non esiste l’obiezione di coscienza e il costo della vita aumenta con poche prospettive di lavoro e di guadagno.

“L’Eritrea ha una popolazione di circa 4 milioni di persone – continua Zerai – e tutti gli uomini e le donne senza figli sono chiamati a svolgere servizio in caserma: chi ancora non ha finito il liceo e chi, già più che quarantenne, ha moglie e figli a carico. Tutti devono stare nelle caserme e seguire l’addestramento previsto, cercando di portare a termine il ciclo di studi o lasciando senza sostegno la famiglia. Ma se i ragazzi e gli uomini sono nelle caserme, chi porterà avanti il paese?”

Zerai non intende lasciare nel silenzio i timori dei suoi connazionali. Per questo l’Agenzia di Habeshia si è impegnata a coordinare le delegazioni di eritrei in Italia nella manifestazione di ieri 21 novembre a Roma, iniziata alle 8,30 in piazza della Repubblica e proseguita fino all’ambasciata di Eritrea nel tentativo non riuscito di consegnare una lettera all’ambasciatore o a un funzionario.

Il corteo di circa 150 persone ha poi proseguito fino al Parlamento per farsi ricevere dal presidente della Camera Pierferdinando Casini. Manovra anche questa non riuscita, “ma il presidente ci sarà” e nei prossimi giorni sarà fissato un appuntamento. Intanto, oggi pomeriggio è previsto un incontro con il delegato del ministero degli Esteri per l’Africa orientale.

“L’Ahcs chiede il sostegno e la collaborazione di tutti per destare l’attenzione dell’opinione pubblica e istituzionale su questo dramma che sta vivendo il popolo eritreo in patria e in diaspora”, si legge sul comunicato stampa diramato dall’agenzia in occasione della manifestazione.

Gli eritrei di Italia hanno sfilato per chiedere il rispetto della risoluzione dell’aprile 2002, che delineava il confine di Eritrea ed Etiopia, in quanto proprio “la situazione confusa riguardo ai confini tra i due paesi in lotta costituisce l’alibi per il governo dell’Eritrea per distogliere l’attenzione della comunità internazionale sulla violazione dei diritti umani”.

Per gli immigrati eritrei in Italia è importante che la comunità internazionale faccia pressione sul governo eritreo al fine di attuare un processo di democratizzazione e di tutela dei diritti umani e mettere così fine alle usurpazioni.

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2005 · past papers · Sicurezza