Feb 2, 2006
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Afghanistan, Karzai: ancora cinque-dieci anni di impegno occidentale

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pubblicato da Pagine di Difesa il 2 febbraio 2006

Si è conclusa il 1 ° febbraio a Londra la conferenza internazionale dedicata alla rinascita dell’Afghanistan che ha visto impegnati 70 soggetti tra paesi e organizzazioni internazionali. L’obiettivo dell’incontro, seguito anche dal segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan e dal segretario di Stato Usa Condoleeza Rice, è stato quello di varare il programma Afghanistan Compact che riassume gli impegni degli attori internazionali per i prossimi cinque anni.

Sicurezza, governance, diritti umani, sviluppo socio-economico e lotta al narcotraffico sono i settori chiave su cui la comunità internazionale si misurerà per il prossimo lustro. Dalla Germania è arrivata la conferma di un impegno pari a 160 milioni di euro in più di quelli già stanziati: “Abbiamo già promesso al governo di Kabul un aiuto annuo di 80 milioni di euro fino al 2008 – ha riferito il ministro per gli aiuti allo sviluppo Heidemarie Wieczorek-Zeul della Spd al quotidiano Tagesspiel di lunedì 30 gennaio – ora intendiamo estendere questo aiuto fino al 2010”.

Anche la Svizzera intende perfezionare le modalità di aiuto come ha confermato il segretario di Stato del ministero degli Esteri Michael Ambuehl martedì 31 gennaio a Swissinfo: “Negli scorsi anni ci siamo concentrati soprattutto sull’assistenza umanitaria. In futuro vogliamo mettere l’accento sui programmi di sviluppo a lungo termine”.

Per promuovere diritti umani e governance la Svizzera darà un sostengo finanziario di circa 100 milioni di franchi per il 2006 e per i prossimi quattro anni, dopo aver già versato 80 milioni alla fine del 2005 secondo quanto confermato da Ambuehl. Intanto fornisce sostegno a programmi finanziari specifici della Banca Mondiale finalizzati a favorire gli investimenti esteri. L’Afghanistan è dunque al centro dell’attenzione degli operatori internazionali interessati a ricostruirlo e a renderlo appetibile agli investitori. Ma lo stato asiatico non presenta ancora le condizioni di sicurezza fondamentali per attirare tali investimenti.

Il sud del paese è teatro di attacchi ai danni di poliziotti afgani e di militari della missione Nato Isaf (International Security Assistance Force) e della missione a guida statunitense Enduring Freedom. Uno di questi ultimi attacchi avvenuto il 28 gennaio a Kandahar è stato rivendicato da un sedicente portavoce dei talebani, che nella loro azione antigovernativa hanno già causato più di 1.700 morti dall’inizio del 2005.

Le turbolenze dell’area meridionale e orientale stanno rallentando il processo di allargamento della Nato nel paese. Dopo aver portato a termine il primo e il secondo stage, cioè l’espansione a nord e a ovest della missione Isaf che ha il suo quartier generale a Kabul, il portavoce della Nato James Appathurai ha riconosciuto che le precedenti attese di dispiegamento verso sud all’inizio del 2006 erano “forse eccessivamente ottimistiche”. L’espansione si farà, ma tra giugno e settembre. “Questo allargamento è una cosa complicata da fare in termini di impiego delle forze e di mettere davvero realmente in piedi l’operazione” ha detto Appathurai nel corso di un briefing lo scorso 26 gennaio a Bruxelles.

Isaf è comandata dal generale di corpo d’armata Mauro Del Vecchio dal 4 agosto 2005. A maggio passerà sotto comando britannico e Londra ha già annunciato l’invio di 3.300 militari nell’Afghanistan meridionale che diventeranno operativi da luglio. Soldati che “solleveranno un vespaio”, secondo il colonnello britannico Henry Worseley, e che forniranno “nuovi bersagli” ai guerriglieri dell’area. Soprattutto nella zona di Helmand, la provincia nel sud del paese considerata roccaforte dei talebani dove si coltiva più della metà dell’oppio coltivato in Afghanistan.

“I risultati positivi della nostra presenza sono molto più importanti dei rischi” ha replicato il ministro della Difesa britannico John Reid all’emittente Sky News, riconoscendo comunque i pericoli per le truppe del Regno Unito. Ma sarebbe più pericoloso, ha sottolineato, “permettere che questo paese ritorni nelle mani dei terroristi”.

Intanto a Kabul negli ultimi giorni di gennaio sono state arrestate nove persone, due di queste sono di nazionalità pachistana, in possesso di esplosivi e veicoli. Secondo il governatore Abdullah Khalid il materiale era destinato ad attentati da compiersi quasi sicuramente nella provincia meridionale di Kandahar. Mentre al confine con il Pakistan è stato arrestato dalle forze di sicurezza pachistane un 25enne ritenuto membro di Al Qaida. Mohamad Yussuf, questo sarebbe il suo nome, dice di essere turco. La notizia è stata data da un responsabile dei servizi di sicurezza pakistani rimasto anonimo.

La situazione dell’Afghansitan necessita dell’impegno militare occidentale. “Ci vorranno ancora tra i cinque e i dieci anni” ha detto il presidente afgano Hamid Karzai durante il forum di Davos lo scorso 27 gennaio riferendosi al bisogno che le truppe straniere stiano sul suolo dell’Afghanistan. “Abbiamo un esercito, abbiamo forze di polizia ma le forze armate devono diventare una istituzione forte, tale da difendere il paese. E ciò richiede tempo perché i numeri e l’equipaggiamento non bastano da soli a creare una istituzione”.

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2006 · Afghanistan · Forze Armate · past papers

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