Gen 6, 2012
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“Un Esercito degno di questo nome” (I Parte)

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By Vincenzo Ciaraffa

Diviene sempre più diffusa la sensazione che l’Italia stia andando avanti, peraltro a rilento rispetto ad alcuni Paesi europei, senza un progetto politico per il futuro, accontentandosi di campare alla giornata e, quel che è peggio, senza mai interrogarsi su niente.

Forse che qualcuno in Parlamento si è chiesto qual è oggi il senso delle operazioni militari di pace all’estero con delle Forze Armate in procinto di chiudere bottega per mancanza di risorse economiche?

La situazione generale del comparto difesa, difatti, non è mai stata così disastrosa come negli ultimi venti anni, ed a sostenerlo sono stati alcuni personaggi sicuramente lontani da ogni faziosità. L’11 giugno del 2004, l’allora Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, il Generale Giulio Fraticelli, dichiarò alla conferenza presso il Centro Alti Studi delle Difesa: “La situazione attuale vede 10.000 posti letto disponibili secondo il nuovo standard su 81.000 necessari […] i fondi necessari per l’ammodernamento dei tre pacchetti di forze entro il 2020 e per le infrastrutture ammontano a un totale di circa 33 miliardi di euro. Considerando però le priorità fissate e l’esigenza minima di conseguire l’ammodernamento del primo pacchetto di forze entro il 2015, saranno necessari mediamente 1.200 milioni di euro”.

Di seguito, il suo successore, il Generale Filiberto Cecchi, inviò  – il 27 gennaio del 2006 –  una circolare alle Unità dipendenti che eufemisticamente potremmo definire surreale: “La recente approvazione della legge finanziaria 2006 ha, purtroppo, confermato una situazione di straordinaria criticità nella quale le risorse iscritte nella funzione difesa sono talmente esigue da incidere profondamente sul funzionamento, sui processi decisionali e sulle attività da porre in essere. I volumi finanziari dell’Esercizio, infatti,  a fronte di 900 M euro valutati come esigenza minima per superare, senza traumi eccessivi, l’eccezionalità dell’evento, non superano i 535 M euro […] Peraltro, sono definitivamente svanite le iniziali attese circa il possibile afflusso di ulteriori fondi provenienti dalla cartolarizzazione […] Le risorse residuali sono state destinate principalmente alla preparazione ed al supporto delle forze impiegate o da impiegare in operazioni, in Patria ed all’estero. Le deficienze che dovessero palesarsi non dovranno giustificare cali di attenzione sulla sicurezza del personale ovunque impegnato […] È evidente che le riduzioni operate non saranno sufficienti a mantenere lo strumento neppure su quei livelli minimali inizialmente  auspicati […] l’eccezionalità del momento richiede comportamenti innovativi e ulteriori sforzi di intelligente creatività […] A tale patrimonio motivazionale annetto valore prioritario, ancor più della stretta operatività, perché solo facendo leva sull’abnegazione e sull’intelligenza dei nostri uomini si potrà superare il difficile momento e garantire un futuro di crescita al nostro esercito”.

Ma, oltre ad essere surrealisti, ci vuole anche una non comune disinvoltura per potere affermare che “le riduzioni operate non saranno sufficienti a mantenere lo strumento neppure su quei livelli minimali” e, allo stesso tempo, sostenere che si possa “garantire un futuro di crescita al nostro esercito”! Ma, durante un’intervista concessa il 20 aprile successivo, il Generale Cecchi andò oltre (molto oltre …) il surreale, riferendo alla stampa che, secondo lui, la soluzione per trarre l’Esercito fuori dalle insostenibili angustie di bilancio poteva essere il ricorso agli sponsor privati. Ma, a chiarire più dettagliatamente il suo pensiero, fu la risposta fornita ad un giornalista che gli aveva chiesto se in avvenire avremmo visto carri armati recanti sulle fiancate la pubblicità della Coca Cola: “Questo no. L’esercito inglese, che certamente non versa in condizioni drammatiche come le nostre […] noleggia, per così dire, uomini e mezzi per fare dei film […] credo che anche l’Italia si dovrebbe adeguare”.

Dopo una siffatta,  incredibile dichiarazione, il Ministro per la Difesa di un governo serio, in uno Stato serio, avrebbe preteso le immediate dimissioni del capo dell’Esercito! Ma, per quanto incredibili e sconcertanti, le affermazioni di Cecchi rivelavano comunque l’esistenza di un problema serio.

Infatti, il successivo 23 luglio del 2008, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Camporini, durante un’audizione in Parlamento, spiegò che, dopo gli ennesimi tagli al budget della Difesa, le Forze Armate si sarebbero ridotte ad un mero “stipendificio”, o ammortizzatore sociale.

Questo perché i governi che si sono avvicendati negli ultimi venti anni, hanno sempre eluso il vero problema: con i pochissimi euro a disposizione i militari avrebbero dovuto barcamenarsi per mantenere in piedi la baracca, oppure continuare ad esibire i muscoli all’estero?  … (segue II Parte)

Vincenzo Ciaraffa

Foto: repubblica.it

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Forze Armate