Lug 30, 2012
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La burocrazia del Pentagono non concede il software anti-IED. Pericoloso gap tecnologico in Afghanistan per i militari US

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Lo hanno i Marines, lo hanno i militari dell’Aeronautica e molte unità dell’Esercito. Lo hanno anche gli operatori delle forze speciali e chi lavora a contatto con il 1st Brigade Combat Team della 82nd Airborne Division, operativo in Afghanistan.

Ma i militari che proprio in quel team prestano servizio, discendenti diretti dei Devils in Baggy Pants di Anzio, non hanno in dotazione il programma Palantir, un prezioso strumento software che consente di individuare gli ordigni celati nel terreno lungo la strada prima di finirci sopra.

Bombe insidiose, gli IED, che nel giro di due settimane tra aprile e maggio di quest’anno hanno ucciso sei uomini di quel team. Il colonnello Mark Stock, comandante della brigata, ha riferito che del Palantir c’è bisogno urgente, si legge da Stars and Stripes, che riporta il The Fayettville Observer, perché il sistema attualmente in uso in realtà non si dimostra efficace e, anzi, presenta delle disfunzioni che mettono inutilmente a rischio la vita dei soldati, impedendo inoltre di accedere alla banca dati condivisa.

Di più. Il colonnello Stock punta il dito proprio contro la diversità dei sistemi in uso, che mette fuori gioco i suoi uomini impossibilitati a condividere dati e fare intelligence con i colleghi delle altre unità. Tagliati fuori, insomma. E a rischio di perdere la vita a ogni passo sul terreno.

Ma la sua denuncia sembra sia caduta nel vuoto visto che il Pentagono non ha accolto la richiesta della 1st Brigade. Il lavoro del Pentagono, ha spiegato Duncan Hunter, un rappresentante repubblicano dell’ House Armed Services Committee, l’assemblea permanente americana che supervisiona il Dipartimento della Difesa, è assicurarsi che le truppe dispongano dell’equipaggiamento necessario a salvare loro la vita e completare la missione. Il rifiuto di dotare i Devils del Palantir, sostiene Hunter attraverso le pagine del The Fayetteville Observer, è una questione di “accanita e inutile burocrazia nell’ambito dell’esercito statunitense”.

Hunter è un ex Marine che ha prestato in servizio due volte in Iraq e una volta in Afghanistan. Per lui “quando i comandanti sul terreno non vedono evase le loro richieste di equipaggiamento da parte dei burocrati di medio livello, allora il sistema è in pezzi. Spetta al Congresso e alla leadership militare colmare la lacuna e assicurare ai soldati ciò che serve per raggiungere il successo”.

Alla dura critica dell’ex Marine si è unito Larry Kissel, un democratico del North Carolina, anch’egli della House Armed Services Committee, che ha dichiarato che se i militari sul terreno ritengono che il Palantir sia lo strumento più efficace invocandone la assegnazione alle proprie unità, allora “non c’è ragione per cui non possa essere messo a disposizione di tutte le unità che ne hanno fatto richiesta”.

L’Observer, si legge, è venuto in possesso delle mail spedite dai vertici della 82nd Airborne Division che svelano drammaticamente l’inutilità del programma in loro dotazione. I diversi database in cui sono immagazzinati i dati degli IED sul terreno non sono condivisibili e la loro analisi tramite il software in uso richiederebbe alcuni giorni di lavoro, anziché le poche ore richieste dal Palantir.

Le richieste dei capi dei Devils sono state inoltrate all’esercito, che, invece di rispondere loro direttamente, ha contattato l’Observer per assicurare di aver dato il via in maggio a un progetto dedicato a far dialogare i due diversi software. La risposta su quanto ciò sia fattibile o meno arriverà a settembre.

Intanto, mentre i Devils sul terreno rischiano gli arti e la vita, un legislatore della California è pronto a far partire immediatamente un’inchiesta.

Fonte: Stars and Stripes

Foto: logo dalla pagina Facebook del 1st Brigade Combat Team, 82nd Airborne Division

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Afghanistan · Forze Armate