Ott 27, 2013
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Il Vangelo politicamente corretto. Ovvero la superiorità morale del fariseo

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By Cybergeppetto

Il Vangelo di questa settimana pone a confronto il fariseo ed il pubblicano, evidentemente l’evangelista non ha fatto i conti con la “superiorità morale” che alcuni benpensanti, tra cui Alberto Asor Rosa, hanno recentemente inteso riaffermare con forza.

Proviamo a sentire la predica di un sacerdote dei nostri giorni, lo chiameremo “Don Progressista”, uno di quei religiosi che leggono la stampa “superiore” e sono attivamente impegnati in quella politica che strilla così forte da non aver tempo per battersi il petto.

“Cari fratelli, il vangelo di questa settimana è stato scritto in un’epoca lontana e triste in cui purtroppo non c’era ancora stata la rivoluzione francese, non si vedeva il sol dell’avvenire all’orizzonte e, soprattutto, la sinistra non aveva ancora raggiunto la superiorità morale che gli permette oggi di guidare il paese nel campo della cultura, in molte grandi aziende di stato, in nobili istituti finanziari, in autorevoli istituzioni artistiche.

Il mondo della cultura non aveva ancora capito che, se li metti assieme, Cristo, Marx e Che Guevara sono meglio della Santissima Trinità…

Se Luca dovesse riscrivere oggi il vangelo metterebbe il fariseo di sinistra nella posizione di virtuoso per le sue qualità morali e civili che lo rendono superiore a tutti gli altri che sono notoriamente reprobi, immorali, omofobi e razzisti.

Non è fariseismo ricordare a tutti l’impegno per i diritti civili di generazioni che non hanno esitato a scendere in piazza per fare un’Italia migliore, magari ascoltando musica al “concertone” di S. Giovanni” e comprando BOT dall’ottimo rendimento. Il fariseo dei nostri giorni ha assolto la sua missione, fare debiti per pagare i diritti che gli interessano. Nell’ambito del contributo che tutti devono dare alla società, alle nuove generazioni di pubblicani toccherà il compito di pagare le cambiali scoperte.

Non è colpa del fariseo se il pubblicano è conscio della sua inadeguatezza, basterebbe che leggesse di più “Repubblica” o ascoltasse di più i talk show di rai3 per capire che l’onestà e la legalità sono di sinistra.

L’evangelista di oggi condannerebbe il pubblicano al suo abominio perchè non basta essere consci dei propri peccati, bisogna marciare insieme alla parte sana e morale del paese per mantenere lo stato di diritto.

Il fariseo di oggi non porta più l’eskimo, capo di abbigliamento in voga negli anni settanta, e non ha più in tasca la molotov. Il fariseo di oggi si batte come un leone per mantenere il suo stato di diritto, i pubblicani devono stare in galera o ai margini della società, visto che non hanno voluto affidarsi alla grazia che i partiti migliori dispensano sotto forma di posti di lavoro e cadreghe d’ogni tipo.

I Luca dei nostri giorni non perderebbero tempo a scrivere la buona novella, si accalorerebbero piuttosto a riaffermare la superiorità morale che li contraddistingue in un talk show pieno di vibranti discussioni e, forse, anche di qualche insulto.

Fratelli, sappiate che un buon giornale e qualche ora di talk show sono come il Santo Rosario di una volta, vi porteranno ad essere partecipi del paradiso in terra che è costituito dalla nostra comunità democratica e progressista, una chiesa moderna alla quale manca solo qualche punto di PIL, il resto c’è tutto.”

Cybergeppetto (un pubblicano tra i peggiori…)

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p.s. XXX Domenica del tempo ordinario

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri:
«Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano.
Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”.

Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”.
Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

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Inchiostro antipatico