Dic 28, 2013
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Naja, Patria nostra

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By Cybergeppetto

La politica italiana è sempre fonte d’inesauribile e involontaria comicità, non puoi leggere in pace il giornale che vieni colto da moti d’irrefrenabile simpatia.

Oggi è di turno il ministro Mauro, che ha indicato qual è il problema principale dell’Italia dei giorni nostri, l’integrazione, e ha anche indicato la soluzione: far fare il servizio militare agli immigrati. Se i francesi hanno la legione straniera, il cui motto “Legio, Patria nostra” è famoso in tutto il mondo, anche noi potremmo fare lo stesso.

Che meraviglia! Potremo ricostruire tanti corpi militari di tradizione italiana che c’erano nelle nostre ex colonie. Per esempio l’operazione Strade sicure potrebbe essere affidata ai “basci buzuk”, la polizia eritrea che fu il primo reparto coloniale italiano.

Qualcuno di voi si ricorderà il vecchio e solitario ascaro di guardia al comando italiano a Mogadiscio nel ’93, presto potrebbe diventare il padre nobile di interi reparti con il turbante o con la kefiah, che per molto tempo andava di moda tra i ragazzi di buona famiglia cattocomunista. Gli immigrati con il più elevato profilo fisico potrebbero essere arruolati addirittura negli “ascari del cielo”, i primi paracadutisti dell’Esercito Italiano.

I Carabinieri attualmente impiegati nelle missioni internazionali potrebbero essere sostituiti dagli “Zaptiè”, il personale coloniale dei “reali carabinieri”, che saranno sicuramente in grado di spiegare il rispetto di qualsiasi legge nei teatri di crisi, foss’anche la Sharia, la legge coranica.

Nelle missioni che vengono eufemisticamente definite “ad elevato attrito”, potremmo impiegare i “dubat”, la fanteria irregolare somala, truppe appiedate, ma che avevano anche una specialità montata su dromedari.

In quanto a truppe montate su quadrupedi avremmo un’ampia scelta, che va dai “meharisti”, truppe cammellate eritree e libiche, ai “savari”, reparti di cavalleria libica, fino agli “spahis” cavalieri scelti di tradizione ottomana.

Si potrebbe continuare all’infinito, dai “cacciatori d’Africa”, alla “milizia coloniale” passando attraverso le numerose formazioni di bersaglieri, alpini e reparti del genio costituiti durante la guerra d’Abissinia.

Finalmente si ritorna al concetto di Patria imparato sotto le armi: il prossimo ministro della Difesa, che sarà sicuramente Kalid Chaouki, ricorderà i fatti d’arme dell’Amba Alagi e dell’Amba Aradam. E’ ben probabile che la sconfitta di Adua diventi la nuova festa delle Forze Armate.

Certo bisogna che il ministro Mauro, finchè è in carica, si renda conto che ci sono anche tanti italiani che non hanno fatto il servizio militare e che dovrebbero essere “integrati” anche loro.

Per esempio, i giovani dei centri sociali, che già hanno la kefiah in dotazione, potrebbero fare la guardia agli ospedali da campo in giro per il mondo.

Gli obiettori di coscienza, soprattutto quelli che, successivamente, hanno ottenuto il porto d’armi, potrebbero fare la guardia ai punti sensibili.

Insomma, tra galoppini elettorali, faccendieri, veline, tronisti e fancazzisti d’ogni tipo, ci sono tanti italiani da rieducare al concetto di Patria, anzi, “Naja, Patria nostra!”,  il nuovo motto dell’Esercito che sostituirà il vecchio e incomprensibile “Salus Rei Publicae, suprema lex esto”…

Cybergeppetto

p.s.: Dall’Ansa riportiamo un’ ultimora dal Libano: “Conflitto a fuoco nel Libano del sud tra “Zaptiè” ed “Hezbollah”, i miliziani filo siriani hanno reagito sparando con armi pesanti ai nostri “carabinieri immigrati” che gli avevano contestato la mancanza del triangolo e il mancato funzionamento degli indicatori di direzione sulle loro auto…

L’immagine è tratta da Wikipedia

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Inchiostro antipatico