Gen 4, 2015
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L’ascesa cinese in Asia Centrale/7, V.Mentesana – La Shanghai Cooperation Organisation

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CHINA-RUSSIA_-_Vladimir Putin_Hu JintaoBy Valentina Mentesana
Cap 4 della tesi L’ascesa cinese in Asia Centrale, di Annalisa Boccalon, Valentina Mentesana, Agnese Sollero

4. La Shanghai Cooperation Organisation
Un’attenzione particolare va rivolta alla Shanghai Cooperation Organisation (SCO), l’organizzazione fortemente voluta soprattutto da Repubblica Popolare Cinese e Federazione Russa per sviluppare un approccio quanto più multilaterale possibile nella gestione della sicurezza dell’area centroasiatica, storicamente soggetta ai giochi di potere delle potenze europee.

In questa parte ci limiteremo ad introdurre l’argomento che verrà poi approfondito soprattutto per quanto riguarda i rapporti di Cina e Russia entro la SCO.

Le origini: Shanghai Five Forum
Nell’aprile 1996 Repubblica Popolare Cinese, Federazione Russa, Repubblica del Kazakistan, Repubblica Kirghiza e Repubblica del Tagikistan diedero vita allo Shanghai Five Forum con l’obiettivo di aumentare la cooperazione nella sfera militare. L’anno seguente si giunse alla firma di un accordo sulla riduzione del dispiegamento di uomini in Asia Centrale e, in cambio, la Cina offrì la possibilità di elargire una limitata assistenza economica ai partner.

Al di là di ogni dichiarazione condita da idealismo, l’obiettivo concreto era quello di creare un’area di pace e stabilità lungo il confine sinorusso che allora sembrava l’area più instabile e foriera di pericoli.
Ciò che animava i cinque di Shangai e che continua ancora oggi ad animare l’erede SCO, sono soprattutto i principi di vicinato, cooperazione e amicizia.

Il vertice di Almaty del 1998 sancì la volontà dei cinque Stati di fare progressi circa le dispute sui confini e parallelamente la consapevolezza della necessità di rendere l’organizzazione più attiva nel risolvere le questioni regionali. Il passo successivo si compì al summit di Bishkek del 1999 che fornì l’occasione per dare un taglio economico al forum. In quell’occasione, infatti, ci si diede come obiettivo a lungo termine quello di rivitalizzare l’antica “Via della Seta”, obiettivo raggiungibile mediante una maggiore integrazione economica tra le repubbliche centroasiatiche, la Federazione Russa e la Repubblica Popolare Cinese.

L’inizio del XXI secolo segnò l’istituzionalizzazione del forum in Organizzazione Internazionale. In che modo avvenne quest’evoluzione?

Le cause sono da imputare principalmente, come vedremo, alla comparsa sulla scena internazionale, e nello specifico in Asia Centrale, di nuove minacce cosiddette “non convenzionali” e dalla profonda vulnerabilità delle neonate repubbliche centroasiatiche.

La nascita e l’affermazione della Shanghai Cooperation Organisation
Sulla scia del successo del Shangai Five, il 15 giugno 2001 Repubblica del Kazakistan, Repubblica Popolare Cinese, Repubblica Kirghiza, Federazione Russa, Repubblica del Tagikistan e Repubblica dell’Uzbekistan firmarono il Trattato di Shanghai che diede vita alla Shanghai Cooperation Organisation (SCO).

Dal punto di vista pratico, i membri della SCO occupano un territorio di circa 30.189.000 km2, i 3/5 dell’interno continente euroasiatico, e gli Stati membri sono abitati da circa 1,5 miliardi di persone.
I soggetti fondatori di quella che può essere a tutti gli effetti considerata un’organizzazione internazionale intergovernativa permanente decisero di compiere questo passo principalmente con lo scopo di rafforzare la mutua fiducia e le buone relazioni di vicinato tra gli Stati membri.

Concretamente, l’organizzazione ha oggi l’obiettivo di istituzionalizzare la cooperazione in campo politico, economico, scientifico, tecnologico, culturale, energetico, turistico ma soprattutto nel campo della sicurezza. Una cooperazione, quest’ultima, volta a combattere le minacce comuni, i cosiddetti “tre mali”, identificabili in separatismo etnico, estremismo religioso e terrorismo, che affliggono l’intera area centroasiatica.

Inoltre, dal punto di vista cinese, la SCO costituisce uno strumento strategico che consente a Pechino di allargare la sua influenza valicano i confini della sfera economica, fino a giungere ad essere determinante anche nel settore della sicurezza.

Indubbiamente l’aspetto economico non può essere trascurato dalla Cina, che, anzi, come già visto in precedenza, lo considera al contempo il presupposto necessario per la stabilità e l’obiettivo principale da raggiungere.

Pechino, quindi, sta cercando di convertire la SCO in un blocco commerciale ed economico unico. I membri della SCO basano le loro politiche interne sui principi di fiducia reciproca, mutuo beneficio, eguali diritti, consultazioni, rispetto per la diversità culturale e aspirazioni ad uno sviluppo comune.
Al contempo, le loro politiche estere sono condotte in accordo ai principi, cari alla Repubblica Popolare Cinese, di non allineamento e di apertura.

Nel giugno 2002 i Paesi appartenenti alla SCO firmarono l’Accordo sulle Strutture Regionali AntiTerrorismo (RATS), un accordo la cui importanza risiede soprattutto nella portata semplificatrice. Infatti, da quel momento in poi i sei Paesi scelsero di semplificare la cornice e soprattutto le interazioni pratiche in materia di lotta al terrorismo, al separatismo e all’estremismo.

L’anno successivo, durante il summit di Mosca del maggio 2003, si decise di trasferire le RATS da Bishkek a Tashkent e poco dopo, tra il 7 ed il 12 agosto 2003, si tenne la prima esercitazione congiunta dei Paesi appartenenti alla SCO.

Durante la visita dell’allora neopresidente cinese Hu Jintao in Russia fu sottolineato come la SCO avrebbe dovuto necessariamente diventare uno strumento di stabilità e di sicurezza regionale, nonché la sede per la prevenzione delle minacce terroristiche attraverso mezzi politici e di intelligence, in netta contrapposizione con il militarismo statunitense.

La cooperazione in materia di sicurezza si intensificò l’anno seguente, più precisamente nel giugno 2004, quando entro la SCO si costituì il gruppo di contatto sull’Afghanistan. Gli obiettivi della creazione di tale organo erano sostanzialmente politico-economici.

Accanto al consueto mantenimento della sicurezza e della stabilità nella regione, infatti,
ci si pose l’obiettivo di ravvivare l’economia afgana. A testimonianza che la linea tenuta della SCO è frutto soprattutto degli interessi cinesi, si deve registrare la proposta di costituire un fondo di sviluppo regionale avanzata durante il summit di Astana del luglio 2005.

Il 15 giugno 2006, durante il Sesto Summit di Shangai, si sancì il maggior coinvolgimento
della Cina nella cooperazione con le Repubbliche Centroasiatiche.

Questa scelta fu dettata dal timore di Pechino che le cosiddette “Rivoluzioni Colorate” del XXI secolo, minando le istituzioni, avrebbero potuto riproporre in Asia Centrale il Grande Gioco del XIX secolo ponendo le repubbliche centroasiatiche alla mercé degli altri attori internazionali. Si colse l’occasione, inoltre, per ribadire lo spirito di Shangai costituito dalla triade buon vicinato, amicizia e cooperazione.

Durante il vertice SCO del 2008 Wen Jabao affermò la necessità di “realizzare una maggiore interazione tra le nostre comunità finanziarie ed economiche”. Inoltre, ribadì come “i membri della SCO debbano lavorare per accrescere il coordinamento delle politiche monetarie e per migliorare i controlli finanziari”.
Pechino, quindi, si propose come asse per affrontare la crisi globale attraverso massicci investimenti nel settore delle infrastrutture, dei trasporti e dell’energia. Inoltre, Pechino affermò la sua disponibilità a finanziare progetti in ambito SCO volti a garantire la sicurezza alimentare delle popolazioni dell’area centroasiatica.

Perché la Cina compie questo passo?

La sicurezza regionale e il terrorismo islamico continuano ad essere annoverate tra le priorità della Cina nel quadro della SCO. Per Pechino, quindi, l’organizzazione rimane uno strumento chiave per contenere proprio il terrorismo islamico in una cornice regionale e multilaterale con il supporto dei Paesi interessati.

Anche in questo caso si evince la volontà cinese di procedere mediante gli strumenti del multilateralismo. La creazione della SCO avrebbe dovuto avere, nel lungo periodo, l’obiettivo di rendere obsolete le alleanze militari bilaterali della regione. La Cina, inoltre, sta tentando di neutralizzare gli uiguri dello Xinjiang grazie all’aiuto della SCO e delle repubbliche centroasiatiche facendo rientrare le azioni di protesta dei separatisti nei “tre mali” da combattere mediante tale alleanza.

La SCO, quindi, può a tutti gli effetti essere considerata il cuore dello sforzo cinese in campo estero.
Durante il summit di Pechino del 7 giugno 2012 il presidente cinese Hu Jintao, ormai alla fine del suo mandato presidenziale, elencò i punti da seguire per il futuro sviluppo della SCO: una SCO come fortezza di sicurezza regionale e di stabilità e una SCO come piattaforma per aumentare gli scambi internazionali.

Gli sviluppi più recenti
Nel XXI secolo la SCO rimane il forum di discussione privilegiato per le questioni legate al commercio e alla sicurezza. Nello specifico le minacce maggiormente temute dai membri della SCO sono il terrorismo e il narcotraffico.

Si tratta di un’agenda senza dubbio ambiziosa, ma fino ad ora anche in questi campi più delicati sono state prodotte solo mere dichiarazioni di intenti. Esempi lampanti di questa mancanza di efficacia sono l’assoluta assenza di reazioni da parte dei membri della SCO in seguito alle agitazioni verificatesi in Kirghizistan nell’aprile 2010. Tale silenzio è senza dubbio sintomo di una sostanziale debolezza istituzionale dell’organizzazione in questione.

Stessa situazione si è registrata in seguito alle violenze verificatesi nel luglio 2012 nella regione tagica del Gorno Badakhshan al confine con l’Afghanistan.

Va ricordato, però, come per altro verrà ampiamente spiegato nel prosieguo della trattazione, che le rivalità tra Russia e Cina potrebbero limitare il peso della SCO, un rapporto che un ex diplomatico kazako definì “la danza tra una mangusta ed un cobra” proprio per sottolinearne l’estrema delicatezza.

Una relazione in cui ormai oggi la Cina ricopre un ruolo sempre più importante grazie ad un’ascesa iniziata con la predominanza economica, ma che si sta ora consolidando anche in campo politico. Per il futuro ci si attende che emerga sempre più l’aspetto economico della SCO.

Valentina Mentesana

Seguirà: Cenni sui rapporti tra Cina e Asia Centrale

Il post precedente è al link L’ascesa cinese in Asia Centrale/6, Mentesana – Le politiche di Pechino nello Xinjiang
Foto: AsiaNews

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