Nov 25, 2016
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Luigi Piccatto racconta come ha disegnato l’alpino Michele, protagonista del volume a fumetti Da Caporetto alla vittoria

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luigi-piccatto_da-caporetto-alla-vittoria_2016-2È un giovane piemontese di 17 anni, Michele Pellegrino. Nato nel 1898 e chiamato alle armi durante la Prima Guerra Mondiale, in 65 pagine a fumetti ripercorre la sua vita attraverso la matita di Luigi Piccatto e del suo staff.

Michele è il protagonista del volume a fumetti “Da Caporetto alla vittoria. Storia di un alpino”: 80 pagine, di cui 65 di storia a fumetti, un libro realizzato su iniziativa dell’Associazione Nazionale Alpini (ANA) in collaborazione con il disegnatore Luigi Piccatto e lo sceneggiatore Walter Ricci.

In concomitanza con la presentazione del volume al Circolo della Stampa – Palazzo Ceriana Mayneri di Torino, in programma oggi 25 novembre alle 14.45 alla presenza del Capo di stato maggiore della Difesa gen Claudio Graziano (link articolo in calce), Paola Casoli il Blog ha raggiunto per qualche domanda Luigi Piccatto, noto per le sue strisce sull’”indagatore dell’incubo” Dylan Dog.

(PCBlog) Piccatto, perché questo lavoro in un settore spesso considerato di nicchia, quale la storia italiana e le vicende belliche?

(LP) Cosa c’è di meglio che raccontare la storia per immagini? Quando poi si tratta di narrare un evento storico che ha coinvolto la vita di migliaia di persone, niente di meglio che l’immagine quale veicolo di informazione, di istruzione e di conoscenza. Ci sono momenti che a mio avviso non possono essere raccontati diversamente che tramite le immagini: per tenere il filo del discorso, una immagine dietro l’altra costituisce un mezzo di narrazione, senza dimenticare il piacere puro dell’avventura che invoglia a leggere e scoprire il tratto della matita per il gusto di vedere; quando poi il tutto viene seguito da professionisti quali storici e scenografi, ecco che la divulgazione acquista in purezza e precisione.

La storia per immagini, dunque…

Appunto. Lo avevo già sperimentato con lo storico medievalista Renato Bordone, in un lavoro incentrato sulle comunità rurali intorno ad Asti ambientato nel XII secolo.

Come è nato questo progetto?

Per passione. Comunque è un progetto fatto al buio.

In che senso, scusi?

È nato con l’idea di fare un racconto per immagini che accendesse luci su momenti dimenticati.

Piccatto, da dove trae ispirazione per i suoi disegni?

Vede, noi lavoriamo su sceneggiature del cinema, teatrali. Una volta che ci viene consegnata la sceneggiatura, iniziamo a leggerla: è proprio durante la lettura che si accende l’immaginario. Lì inizia a muoversi la sceneggiatura, lì nascono le tavole.

Lei disegna Dylan Dog da moltissimi anni, si parla di due decenni almeno: quanto di Dylan Dog c’è in Michele Pellegrino, protagonista di questo volume?

Beh, niente di collegabile volontariamente a Dylan Dog. Anche se il disegno esce comunque dalla mia sensibilità, quindi se c’è qualche cosa non è sicuramente voluto. Le devo dire, però, che in una tavola ho raffigurato la mano di un ufficiale degli alpini che, come mi ha fatto notare il gen Graziano, è una Bodeo a tamburo … proprio come quella, l’unica, che usa Dylan Dog.

Paola Casoli ha intervistato Luigi Piccatto il 24 novembre 2016.

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Foto: Luigi Piccatto (tavole e autoritratto); le altre foto sono di Esercito Italiano (presentazione volume a Roma, 17 novembre 2016)

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