Il generale polacco Andrzej Marek Reudowicz ha assunto il comando del NATO Joint Warfare Centre (JWC) di Stavanger, in Norvegia, lo scorso 21 luglio, subentrando al generale tedesco Reinhard Wolski che era al comando dal 24 settembre 2014.
La cerimonia del cambio di comando è stata presieduta dal generale francese Denis Mercier, NATO Supreme Allied Commander Transformation (SACT), basato a Norfolk, in Virginia (Stati Uniti).
Il gen Wolski ha inteso sottolineare, nel suo indirizzo di saluto, la peculiarità del JWC, comando dell’Alleanza pienamente dedicato all’addestramento, alla formazione e all’assistenza dei comandi militari e del personale: “Ecco a cosa serve il JWC, a supportare e assistere i comandanti nel raggiungimento dei livelli di ambizione della NATO”, ha dettagliato il comandante uscente.
Il nuovo comandante, gen Reudowicz, ha fatto riferimento non solo alla perfetta complessità ormai raggiunta dalla struttura del JWC, ma anche al paese ospitante: “é un piacere sentire dell’inestimabile supporto novegese al JWC e al suo personale. Mi auguro che la cooperazione con la autorità locali, il Capo della Polizia e i rappresentanti del Ministero della Difesa continui e si accresca”.
E ha concluso così: “Prometto che promuoverò non solo il JWC, ma anche la Norvegia”.
È il comando Nato responsabile di tutte le esercitazioni dell’Alleanza Atlantica. Da qui passano il soldato di truppa e il top brass, indistintamente. Prima di partire per l’Afghanistan o per l’Iraq. Per fronteggiare la crisi russa o l’Isis che avanza.
Da qui si analizza tutto quello che succede nel mondo, attraverso il web conosciuto e sconosciuto, per mettere a punto strategie di addestramento al passo con i tempi.
Un centro nevralgico lontano dalle capitali dei think tank internazionali. In un ambiente che non immagineresti neppure. Non è l’MI6 di Londra, né una dependance del Pentagono: il Nato Joint Warfare Centre (JWC) – questo è il suo nome – si trova in Norvegia, a Stavanger, su un fiordo profondo 200 metri.
Ma non è esattamente quello che immagini. Niente a che vedere con i ghiacci islandesi o le cliniche austriache di memoria bondiana: il JWC è un elegante edificio nel più efficiente stile essenziale scandinavo. Mattoni rossi e vetrate che si aprono tra la roccia e il mare. Ci arrivi dopo una salita e una serie di rallentamenti pedonali, guidando a 40 all’ora tra ville in legno con le lanterne accese alle finestre.
È proprio all’ultima curva, dopo la fermata dell’autobus, che ti sorprende lo sventolio delle bandiere dei paesi Nato: benvenuto, sei nel cuore del sistema di training e formazione più avanzato di tutto il mondo occidentale.
Le barriere all’ingresso scompaiono nel pavimento appena inserisci il codice del tuo badge e quando si alza la sbarra ti trovi in un giardino ovattato, dove ogni suono è attutito dal vento del nord: dal fruscio dei pini sulla collina ai fuoristrada americani tra i rododendri dei viali d’ingresso. Che il più delle volte sono le mogli dei militari che vanno a fare la spesa nella shoppette della base, dove tra i troll formato souvenir e i tagli di carne di renna ci trovi anche i bottiglioni di gatorade da cinque litri.
Qui lavorano in 250 tra militari e civili della Nato al comando di un generale tedesco a tre stelle, Reinhard Wolski. Ma non c’è un tank né una mitragliatrice. Se pensavi a cavalli di Frisia, sacchi di sabbia e coltelli tra i denti, qui te la devi metter via. Non sei sul set di un film di guerra.
“Lavoriamo con il cervello, qui, non con le armi”, ti spiega il capo operazioni con un sorriso. E ti sorprende con i numeri: 4 mega esercitazioni all’anno, che coinvolgono fino a 5.000 persone ciascuna, alloggiate in parte al JWC e in parte nei comandi nazionali; 18 mesi per costruire ogni esercitazione, che va scritta esattamente come la sceneggiatura di un film; decine di ufficiali esperti di training costantemente in viaggio tra i comandi per offrire formazione e assistenza, in una rotazione su tutto l’arco dei 12 mesi. Più l’attività di intelligence per la creazione di scenari appropriati e aggiornati e tanta analisi per ricreare nella simulazione dell’esercitazione quello che poi succede per davvero nella realtà.
Un comando piccolo, ma “unico al mondo” sottolinea il generale Wolski. Uffici eleganti, pavimenti in parquet; cucine, docce e spogliatoi per ogni divisione. Sale riunioni antistress con vista sulle tuje e sul fiordo. Se non fosse che è mare penseresti a uno scorcio del Lago Maggiore.
Poi c’è lui, il bunker. Inaspettato. Silenzioso come un’auto elettrica nel centro di Stavanger. Misterioso dietro i tornelli d’acciaio. Per entrarci devi aspettare che la barriera in plexiglass si accenda di verde quando il sistema di controllo riconosce il tuo badge, lasciandoti entrare nelle viscere della collina di alberi di Natale dove un labirinto di corridoi si snoda per tre piani sotto terra.
“Abbiamo 70 metri di roccia sopra le nostre teste”, spiega il colonnello norvegese che mi fa strada mentre il sibilo della porta da caveau si richiude dietro di noi mettendo una barriera di trenta centimetri di acciaio e cemento con il mondo là fuori. “Da qui in caso di emergenza possiamo uscire percorrendo 200 scalini verso la sommità della collina, sbucando tra i ginepri del bosco. Oppure percorrendo l’altra uscita, che ti porta a valle ai piedi della struttura”. Vicino a dove vendono il gatorade in maxi formato, per capirci.
Costruito dai tedeschi nella Seconda Guerra Mondiale, ultimato subito dopo dai norvegesi, il bunker è il luogo dove si pianifica, si scrive e si conduce una intera esercitazione. Quando arrivi nella sala operativa, il nucleo di tutta la struttura, ti sembra di sentire la classica richiesta di un dry-martini-stirred-not-shaked dietro le tue spalle, dove una vetrata sfaccettata si apre sospesa su una sala sottostante dalle pareti tappezzate di tre maxi schermi che neanche in piazza Duomo per la finale della Nazionale.
E’ qui che batte il cuore del JWC. Invidiabilmente cablato, con un dipartimento media che elabora telegiornali e prodotti informativi a nastro. Sia simulati sia reali. Con la possibilità di collegarsi con ogni parte del mondo, digital divide permettendo.
La Nato è arrivata qui nel 1994 e dal 2001 vi ha creato questo centro di eccellenza del training. Anche se tutto il comando è delle forze armate norvegesi, che usano il bunker per la sua peculiarità di rifugio dove vivere per un mese intero completamente isolati dal mondo in caso di necessità. Non si sa mai, siamo nel Mare del Nord e la Russia è pur sempre dietro l’angolo.
Dopo aver terminato l’incarico di Capo di stato maggiore della Difesa, ha deciso di mettere la sua esperienza a disposizione del sistema di addestramento della NATO: è il generale Vincenzo Camporini che, lasciato il servizio attivo, vola da un comando all’altro per “aiutare chi si addestra a farlo nel migliore dei modi”, come spiega a Paola Casoli il Blog. E nella Trident Jaguar 15 in Norvegia è stato a fianco del corpo d’armata di reazione rapida della NATO (NRDC-ITA) di Solbiate Olona.
Il generale Camporini è stato incaricato dall’Allied Command Transformation (ACT) della NATO di svolgere il ruolo di senior mentor, quale consulente specializzato che partecipa a tutte le attività addestrative fornendo suggerimenti che derivano dalla sua esperienza “senza mai fare valutazioni”, sottolinea lo stesso generale, spiegando che “il senior mentor, grazie alla conoscenza maturata in ambito internazionale di rilievo operativo nell’Alleanza, ha una visione strategica di utilità, che esprime in tempo reale in qualsiasi attività addestrativa”.
A fine esercitazione, i senior mentor redigono un report esponendo le proprie osservazioni sulla tipologia di esercitazione, la sua organizzazione e struttura. Alla richiesta di come sarebbe stato il report finale della Trident Jaguar 15, che ha validato il corpo d’armata italiano come comando operativo joint (Joint Task Force HQ, JTFHQ), il senior mentor gen Camporini ha dichiarato: “NRDC-ITA ha accettato una sfida impegnativa nella trasformazione in comando joint, una caratteristica che non era nel suo mandato di origine, essendo nato come comando terrestre; nel farlo è stato ben supportato dal JFAAC italiano (comando joint in grado di gestire operazioni aeree, ndr)”.
L’alto ufficiale, in merito alla valutazione complessiva della prestazione di NRDC –ITA in questa esercitazione, ha espresso commenti lusinghieri e molto positivi, concludendo che, nonostante come sempre ci possano essere opportunità di miglioramento, il comando italiano ha fornito una prova decisamente di elevatissimo livello.
Prima di riprendere la sua attività nell’ambito dell’esercitazione in corso, il gen Camporini ha inteso esprimere attraverso Paola Casoli il Blog un suo auspicio in riferimento alla particolare figura che egli ricopre: “L’Italia dovrebbe avere più attenzione verso il ruolo svolto dai senior mentor per fornire ad ACT tali professionalità con maggiore continuità e non solo occasionalmente”.
I senior mentor dell’ACT sono ufficiali generali che hanno da poco tempo lasciato il servizio e che assumono un incarico che può durare al massimo cinque anni. Ma sono troppo pochi gli esponenti militari italiani che hanno potuto transitate in questo incarico, si apprende dal generale Camporini.
Il numero di persone chiamate a svolgere questo ruolo in tutta la NATO non è particolarmente elevato (infatti i senior mentor sono circa 15), il loro attuale leader è generale tedesco Karl-Heinz Lather. Nel particolare esistono due tipologie di impiego: una ad indirizzo joint, specializzata in operazioni interforze, e quella di Forza Armata: il gen Camporini nel particolare è un “Air Senior Mentor”, cioè un esperto di settore dedicato alle tematiche delle forze aeree.
“Due erano i traguardi dell’esercitazione”, fa sapere il generale Riccardo Marchiò, comandante del Nato Rapid Deployable Corps-Italy (NRDC-ITA) attualmente impegnato nella Trident Jaguar 15, ormai in fase di conclusione nel Joint Warfare Centre (JWC) di Stavanger.
“Il primo era mettere alla prova la capacità organizzativa e le procedure del comando, mentre il secondo era passare l’esame”, ha affermato senza mezzi termini il comandante, facendo riferimento alla validazione Nato che arriva alla fine della fase di trasformazione di NRDC-ITA in comando operativo joint (JTF HQ).
In più c’è un innegabile aspetto positivo segnalato dal gen Marchiò, ovvero l’opportunità fornita dall’esercitazione di individuare le aree migliorabili al fine di arrivare alla qualità totale: “ci saranno ulteriori momenti di verifica per aggiustare ciò che non è andato proprio perfettamente”, ha assicurato.
I contenuti di carattere politico, che hanno, indiscutibilmente, caratterizzato questo scenario di livello operativo, si sono rivelati estremamente utili ai fini del realismo dell’esercitazione permettendo di “allargare l’orizzonte con l’introduzione degli elementi di carattere non militare, che hanno arricchito e reso più stimolante l’evento addestrativo”.
Il comprehensive approach, termine con il quale si indica l’integrazione della componente militare con tutti gli attori e i protagonisti del moderno ambiente operativo, rappresenta, infatti, la modalità di lavoro che la Nato promuove e persegue attivamente negli ultimi anni.
Quanto la realizzazione del comprehensive approach stia diventando sempre più concreta nell’ambito degli eventi addestrativi condotti dalle nazioni dell’Alleanza è testimoniato proprio dall’iniziativa dell’ NRDC–ITA di aver fatto uso per la prima volta di giornalisti embedded, inserendoli nella propria struttura durante una esercitazione importante e complessa come la Trident Jaguar 15.
“Per noi ha rappresentato un elemento innovativo di grande utilità, sia per implementare la comunicazione verso l’esterno, sia per l’apporto specialistico fornito”, ha concluso il comandante di NRDC-ITA, fornendo un resoconto positivo di tutte le attività svolte nel corso della Trident Jaguar 15.
Lo aveva già sottolineato ieri, 24 aprile, nell’auditorium del NATO Joint Warfare Centre (JWC), che il DVDay, Distinguished Visitors Day, è l’evento che rende visibile il risultato di un percorso di preparazione lungo 18 mesi, quanti ne sono serviti per preparare l’esercitazione Trident Jaguar 15 (link articolo in calce).
Ora, nel centro della città di Stavanger, in un breve momento di pausa dagli impegni istituzionali, il generale dell’Aeronautica Italiana Mirco Zuliani, vicecomandante dell’Allied Command Transformation (ACT) di Norfolk, qui al JWC in occasione dell’esercitazione Trident Jaguar 15 che sta coinvolgendo il corpo di reazione rapida della NATO (NRDC-ITA) di Solbiate Olona, ribadisce a Paola Casoli il Blog l’importanza del Joint Warfare Centre nel processo addestrativo dei comandi NATO e di paesi partner.
“Il JWC – afferma – è il comando fondamentale responsabile dell’intera concezione, organizzazione e condotta degli eventi addestrativi finalizzati a formare e preparare i comandi della NATO del livello operativo”.
Stavanger, in stretta collaborazione con il Joint Force Training Centre (JFTC) di Bydgoszcz, (situato in Polonia), che dopo aver assolto il compito di formare il personale di prevista assegnazione a ISAF si è ora orientato all’addestramento dei comandi del livello tattico, e con il Joint Analysis and Lessons Learned Centre (JALLC) di Lisbona (in Portogallo), che si occupa delle lessons learned, costituisce la chiave di volta su cui si basa l’intero processo di trasformazione e formazione della NATO che costituisce l’essenza di ACT.
“Guidare la trasformazione della NATO in un processo continuo in direzione della qualità totale, attraverso esperienze, lessons learned, correzioni, aggiustamenti e processi, è esattamente il core dell’ACT”, spiega il gen Zuliani.
Il comando di Norfolk è infatti responsabile della concezione e della realizzazione dell’intero complesso concettuale degli eventi addestrativi, sviluppati sulla base dei criteri e dei requisiti identificati dal NATO Allied Command Operation (ACO). Nel particolare, poi, ogni esercitazione viene delineata dal JWC di Stavanger sulla base delle necessità addestrative peculiari dei singoli comandi che si devono esercitare.
Ad ACT è devoluta la responsabilità della formazione del livello operativo/strategico, mentre la formazione di base e quella del livello tattico rimangono alle singole nazioni. A questo proposito il comando di Norfolk stila un programma quadriennale di eventi addestrativi, aperto anche a paesi partner e, elemento importante proprio alla luce della continua trasformazione dell’Alleanza, disponibile a realizzare sinergie addestrative tra le esercitazioni condotte dalle singole nazioni e quelle sviluppate dall’Alleanza.
La mole di lavoro in ambito addestrativo è davvero elevata: “Tra CAX (Computer Assisted Exercises), LIVEX (Live Exercises), CPX (Command Post Exercise) ed esercitazioni nazionali sotto egida NATO – ci tiene a sottolineare il vicecomandante di ACT – c’è una esercitazione ogni 4 giorni! “.
Gli impegni tendono ad aumentare in modo direttamente proporzionale all’aumento del livello di specializzazione e il generale Zuliani ritiene importante “raggiungere l’opinione pubblica per rendere noto non solo l’impegno crescente dell’Alleanza, ma anche per informare il contribuente di come vengono spesi i suoi soldi”.
Attualmente, fa sapere il vicecomandante italiano di Norfolk, “dopo 20 anni di operazioni in aree di crisi si è raggiunto un livello altissimo di interoperabilità, che può essere mantenuto e incrementato solo tramite il processo esercitativo”.
La crisi ucraina, poi, “ha determinato una revisione del concetto della NRF (Nato Response Force) orientandolo verso una maggiore prontezza e una più spinta capacità di risposta, definendo la necessità di incorporare il concetto di comprehensive approach, visto che la NATO in sé non dispone di tutte le risorse e quindi non può identificare le soluzioni più idonee in modo isolato. Come conseguenza, quindi, si impone la necessità di incorporare nel processo di gestione di una crisi tutti le differenti entità politico/non militari che concorrono alla soluzione finale. In quest’ottica, replicando questa realtà, il JWC svolge un ruolo importante nelle esercitazioni”.
ACT, con i suoi circa 1.000 elementi, di cui 650 negli Stati Uniti e gli altri in Europa tra Mons e Bruxelles, “è il più grosso provider mondiale di insegnamento a distanza”. E ora, anticipa il generale Zuliani, è fermamente impegnato allo sviluppo di una dottrina della comunicazione strategica.
Aprendo gli interventi nella giornata dedicata ai visitatori vip nell’ambito dell’esercitazione Trident Jaguar 15, attualmente in corso nel NATO Joint Warfare Centre (JWC) di Stavanger, il generale italiano Mirco Zuliani, vicecomandante dell’Allied Command Transformation (ACT) NATO di Norfolk, in Virginia, ha inteso sottolineare che “il Distinguished Visitors Day (DVDay) è l’elemento visibile di una lunga preparazione durata ben 18 mesi”.
E oggi, 24 aprile, nel “comando NATO più settentrionale”, come ha ricordato il generale tedesco Reinhard Wolski, comandante del JWC, proprio mentre l’esercitazione Trident Jaguar 15 sta coinvolgendo il comando italiano di reazione rapida della NATO (NRDC-ITA) di Solbiate Olona, si mettono a frutto quei lunghi mesi di preparazione: per il JWC stesso, responsabile dell’intera architettura dell’esercitazione, e per NRDC-ITA, che come training audience finora sta svolgendo un ottimo lavoro, come lo stesso gen Wolski ricordava nella sua intervista di mercoledì 22 aprile (link articolo in calce).
Ed è proprio il comando italiano NRDC-ITA ad aprire la serie delle esercitazioni Trident Jaguar destinata a esercitare e a valutare i comandi di livello operativo joint che sono necessari alla NATO per poter gestire tutte le possibili aree di crisi come previsto dal livello di ambizione che l’Alleanza ha definito nel vertice di Lisbona nel 2010, dimostrando contemporaneamente di saper trasformare la propria struttura adeguandola ai mutamenti dello scenario geopolitico.
Subito dopo il comando italiano, infatti, sarà il similare comando inglese, ARRC (Allied Rapid Reaction Corps), a esercitarsi su uno scenario, come quello utilizzato da NRDC-ITA, caratterizzato da una situazione geopolitica complessa che bilancia effetti militari con situazioni politiche, basato su dati reali: a partire dalla geografia – l’area scandiva baltica; passando attraverso le infrastrutture realmente esistenti; per finire con paesi coinvolti che fanno realmente parte dell’Alleanza Atlantica.
La componente politica, mai come ora, rappresenta un elemento di fondamentale importanza nello sviluppo e nella condotta dell’esercitazione. L’ambiente operativo di riferimento, appositamente creato per la serie di esercitazioni Trident Jaguar, consente di ricreare uno scenario complesso i cui fattori militari e politici sono ideali per poter impiegare una forza multinazionale, tale da condurre operazioni del livello operativo joint a prevalente orientamento terrestre idonee a testare con realismo un Comando di una Task Force Joint secondo le procedure della NATO.
Questa trasformazione presuppone una “mentalità interforze più ampia”, come ha sottolineato il generale Riccardo Marchiò, comandante dell’NRDC-ITA, parlando oggi nell’auditorium del JWC di Stavanger.
Del resto, questo nuovo ruolo, che si indirizza a una tipologia di operazioni full spectrum e che può vedere un impiego della NATO sia come entità a sé stante, sia sotto l’egida di un mandato ONU o UE, corrisponde in modo diretto all’evoluzione dell’Alleanza così come indicato anche dalle risultanze del summit del Galles del settembre 2014. In tale contesto, infatti, il JTF HQ rappresenta la risposta ideale per far fronte a ogni sfida proveniente da un ambiente cosiddetto di hybrid warfare.
“È una questione di responsabilità crescente”, ha affermato il gen Zuliani. In cui “è necessario essere preparati per ogni evenienza, anzi, per il caso peggiore possibile”, gli ha fatto eco il vicecomandante del JFC di Napoli, il generale canadese Michael Day, sottolineando quanto sia importante “avere effetti deterrenti e dimostrare le proprie capacità”.
Un chiaro messaggio della NATO – “many voices, one message”, lo ha definito il gen Day – in un momento in cui, come ha evidenziato il vicecomandante inglese di NRDC-ITA, generale Sir George Norton, si assiste a una ”instabilità nel settore meridionale”.
Il periodo è dunque propizio per dare il via alla serie di esercitazioni Trident Jaguar, il cui obiettivo, sottolinea il comandante del JWC, gen Wolski, “è addestrare NRDC-ITA e ARRC per primi in operazioni non article 5”.
La mentalità più ampia a cui fa riferimento il gen Marchiò non prescinde tuttavia da una continua formazione, come ha dichiarato il comandante italiano dai microfoni dell’auditorium: “dobbiamo guardare al futuro”.
Ed è una visione che si basa sulla profonda comprensione degli attori presenti nell’ambito di una crisi, sottolinea il capo di stato maggiore di NRDC-ITA, generale Maurizio Boni. Un percorso già delineato nella esercitazione Eagle Joker 14 di Lecce, che in ottobre 2014 ha visto dispiegate 1.693 persone a centinaia di chilometri dalla sede di Solbiate Olona, come ricorda lo stesso gen Boni nel fornire i dati dell’attività che aveva condotto l’NRDC-ITA a ottenere la validazione nazionale come JTFHQ.
Oggi sono circa 1.100 gli uomini e le donne di NRDC-ITA che stanno sviluppando la Trident Jaguar 15 a Stavanger, provenienti dalle 12 nazioni rappresentate nel comando italiano. A completamento del complesso organico dell’esercitazione, l’Italia ha partecipato con il concorso di numerose cellule di risposta che hanno rappresentato la componente terrestre con le brigate Folgore, Julia, Granatieri di Sardegna, Friuli e Genio, quella marittima con il Maritime Component Command e quella aerea con il Joint Force Air Component Command, come esposto dal J7 di NRDC –ITA, colonnello Aldo Maria Vergano.
Tutta l’esercitazione è completamente ospitata all’interno del JWC. Ed è da questa collina che domina il fiordo di Stavanger che la NATO manda il suo messaggio di coesione e forza a concretizzare quanto stabilito e concordato dall’Alleanza nel recente summit del Galles.
Il rappresentante dello stato maggiore italiano presente a questa importante giornata, che vede l’Alleanza lanciare un messaggio forte di deterrenza e dimostrazione delle proprie rinnovate capacità, è stato il comandante delle Forze Operative Terrestri (COMFOTER), generale Alberto Primicerj.
È molto soddisfatto il comandante del NATO Joint Warfare Centre (JWC) di Stavanger, il generale tedesco Reinhard Wolski, di come sta lavorando il NATO Deployable Corps-Italy (NRDC-ITA) nell’ambito dell’esercitazione Trident Jaguar 15, in svolgimento in questi giorni in Norvegia.
“NRDC-ITA sta procedendo molto bene – ha dichiarato il gen Wolski in un’intervista rilasciata nel pomeriggio di oggi a Paola Casoli il Blog presso “l’unico comando NATO in tutta la Norvegia”, come ci tiene a sottolineare il comandante.
Di più. Per il gen Wolski il comando di reazione rapida di Solbiate Olona “costituisce una delle migliori training audience mai avute finora”.
“Si tratta di persone molto ben preparate – ha fatto sapere il generale tedesco – e mi sento di dire che sono soddisfatto”.
NRDC-ITA sta attualmente conducendo l’esercitazione Trident Jaguar 15 finalizzata a certificarla come un Comando Operativo Interforze (Joint Task Force Headquarters, JTF) in grado di gestire operazioni complesse, sincronizzando le attività della componente terrestre, con quelle navale e aerea, proprio come richiesto dalle direttive dell’Alleanza Atlantica sulla base dei propri livelli di ambizione.
Questa esercitazione condotta dal comando italiano è la prima del suo livello a essere interamente ospitata presso il JWC, il comando NATO totalmente dedicato alle esercitazioni a partire dalla loro progettazione, attraverso la direzione, per finire con le lessons learned relative al lavoro svolto.
Un processo che da solo richiede circa 15 mesi di preparazione: “mentre NRDC-ITA sta svolgendo la sua Trident Jaguar 15, noi stiamo già guardando alle prossime tre esercitazioni”, ha infatti spiegato il gen Wolski, facendo riferimento alla preparazione specifica del suo comando nell’architettura di eventi così complessi che coinvolgono comandi del livello operativo in scenari con le forze della NATO impiegate in base ai criteri dell’articolo 5 del Trattato Atlantico e al di fuori dello stesso articolo.
Inizia oggi la fase attiva dell’esercitazione Trident Jaguar 15 in svolgimento al NATO Joint Warfare Centre di Stavanger, in Norvegia, che vede coinvolto come principale protagonista il NATO Rapid Deployable Corps-Italy (NRDC-ITA) di Solbiate Olona, comandato dal generale Riccardo Marchiò.
Con l’esecuzione di questo evento addestrativo, NRDC-ITA deve dimostrare di poter operare quale comando di livello operativo in grado di gestire una JTF (Joint Task Force).
Si tratta quindi di dare concretezza al percorso addestrativo iniziato l’anno scorso, che prevede la trasformazione di NRDC-ITA in un Comando Operativo Interforze (Joint Task Force Headquarters, JTF) in grado di gestire operazioni complesse, sincronizzando le attività della componente terrestre, con quelle navale e aerea come richiesto dalle direttive dell’Alleanza Atlantica sulla base dei propri livelli di ambizione.
Il personale coinvolto nell’esercitazione si trova ora a gestire le complessità di uno scenario incredibilmente realistico che comprende il coinvolgimento e l’attiva partecipazione non solo della componente militare, ma anche di tutte le differenti entità civili che concorrono a configurare la riproduzione di un ambiente reale.
Ciò consentirà al comando, che ha una grande capacità di schieramento rapido, di poter anche controllare operazioni più complesse, interagendo appunto con tutte le componenti che sono presenti nelle aree di crisi e che si trovano a operare in linea integrata insieme alla parte militare.
The more you communicate, the more efficient your message will be: it is very hard to get away with this principle, particularly when it comes to succeed in communicating in our contemporary social media era.
In accordance with the growing weightiness of new ways of communication, and keeping an eye on the increasing importance of daily narrative in order to bridge any gap between military and civil audience, Nato’s approach looks more and more keen to interface with the internet and web interaction.
Following this point of view, the NATO Rapid Deployable Corps-Italy (NRDC-ITA), based in Ugo Mara Barracks in Solbiate Olona, Varese, has developed a new website, enhanced by new social media profiles as well.
“This new asset will complete the spectrum of the NRDC-ITA information activity, according to the NATO’s broader approach to communication”: here is the stance of NRDC-ITA Public Affairs Office, which is still working on the new website in order to get it at the ultimate upgrade.
NRDC-ITA is currently involved in operational-level exercise Trident Jaguar 2015, a joint military exercise aimed to turn NRDC-ITA into a Joint Task Force HQ (JTFHQ) and to provide an excellent preparation and coordination of effort for the upcoming scheduled final phase in Stavanger, Norway.
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