Gen 11, 2015
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Rantic. Di nuovo

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hoax-noBy Federico Bianchini

Come predetto, il sito www.opcharliehebdo.com si è rivelato un hoax. Una bufala.

Questo genere di bufale/conto alla rovescia non sono cosa nuova su internet. Esempio lampante fu la virale diffusione di un link con un countdown al rilascio di immagini private dell’attrice, e Goodwill Ambassador UN, Emma Watson.

L’attrice aveva fatto un sentito discorso alla sede UN a New York sulla gender equality, lanciando un sito che invitava gli uomini ad unirsi al movimento. Discorso più che mai necessario, visto quello che accadeva nel web.

Sul sito 4chan si erano riversati i frutti del lavoro di svariati hacker, creando quello che è stato soprannominato “the fappening” (The Happening -l’avvenimento-, incrociato con “fap” neologismo del web, onomatopea della masturbazione maschile), cioè il più grosso leak a data odierna di immagini private appartenenti a star hollywoodiane.

Immagini che, sì, avevano tutte un carattere pornografico. La pagina fu pubblicizzata come la risposta degli hackers al femminismo.

Allo scadere del conto alla rovescia, senza sorpresa, la pagina fu inondata di accessi da tutto il mondo, ma questa reindirizzava automaticamente ad un altro indirizzo che spiegava la burla.

Inoltre faceva pubblicità alla compagnia proprietaria di questo sito che appoggiava la campagna della Watson e offriva servizi di marketing: Rantic.

Rantic ripropone esattamente la stessa strategia: cavalcare l’onda virale sul web con la loro pagina countdown (prima il “fappening”, in seguito #JeSuisCharlie -uno degli hashtag più popolari nella storia di twitter-) per poi reindirizzare tutto il traffico sul proprio sito, che farà una bella impressione su Google Analytics.

Tutto uguale per Rantic: rilascia la pagina, devia il traffico, profitto. Professionisti, autodefiniti tali, del viral marketing con un infinita schiera di account falsi su instagram, twitter, facebook e chi più ne ha ne metta.

Ovviamente, tutti pronti a farsi due risate se qualche ragazzo nello scantinato di sua madre tira su qualche soldo ingannando milioni di voyeur su internet. Meno, decisamente, se gli stessi soldi sono fatti sul lutto di una nazione, sul sangue di innocenti, sugli sforzi di chi -a modo suo- porta avanti una lotta.

E la lotta era quella di Anonymous.

Il gruppo non ha ancora rilasciato dichiarazioni al momento della stesura dell’articolo, ma se l’esperienza non ci inganna, non tarderemo a vederne. Ad Anonymous non piace essere presa in giro. Tanto meno per una sua battaglia.

Federico Bianchini

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#OpCharlieHebdo – E spunta in rete misterioso countdown di Anonymous (10 gennaio 2015)

Foto: bebesymas.com

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