Lug 18, 2010
1246 Views
0 0

L’elsa e il joystick. La dematerializzazione delle forze militari

Written by

By Cybergeppetto

Gli aggeggi volanti armati sono dei formidabili strumenti militari, ma fanno solo una parte del lavoro.Nelle aree di crisi ci vuole lo sforzo diplomatico, un complesso di forze umanitarie e, infine, una cornice di sicurezza.

Il minimo comune multiplo di queste componenti rappresenta direttamente e inesorabilmente il risultato che si ottiene sul terreno. Chi pensa che i conflitti asimmetrici si combattano impugnando il joystick e non l’elsa della propria sciabola commette un grave errore.

Attaccare ogni sorta di bombe razzi sotto le ali di questi uccellacci meccanici è un fatto puramente tecnico e al quale non si deve attribuire una valenza che non sia puramente militare.

Chi ha comprato drones, RPV e ogni sorta di UAV ha fatto benissimo, sono uno strumento prezioso. Ma chi si illude di poter appaltare a questi aggeggi le operazioni militari, e più in generale quelle di stabilizzazione, commette un errore gravissimo.

L’odore della polvere da sparo, però, non ha mai fatto bene alle moderne operazioni militari, ma la presenza di forze militari determinate e potenti è stato un sicuro quadro di riferimento.

Qualsiasi area di crisi è composta da tante comunità, piccole o grandi, che devono essere raggiunte e coinvolte nel processo di stabilizzazione. Quella gente ti deve guardare in faccia, deve capire chi sei, e lo capisce al volo.

L’ultimo dei villici, quello al quale non daresti un soldo, studia i tuoi gesti, le tue parole, percepisce il tuo nervosismo, se ce l’hai. Misura la tua sensibilità, reagisce male per una qualsiasi mancanza di rispetto, subisce il tuo fascino comunicativo e apprezza la tua sensibilità.

Lui sa solo di che nazione sei, se sei militare o civile, ma non gli serve altro, non è imprigionato nei tuoi pregiudizi; si tratterà di capire quali sono i suoi, li ha anche lui.

Sia lui che il talebano di turno valuteranno attentamente il modo in cui usi le armi, devono sapere che le userai al momento giusto, ma che non farai solo quello.

Se si vuole stabilizzare un’area di crisi, se è proprio possibile e necessario, si deve avere in mente quanto ampio sia lo strumento politico umanitario e militare necessario alla bisogna.

Chi si chiude nei campi come se fosse a Stalingrado farà la fine che la Storia insegna. Chi ritiene che si porti la pace e la democrazia andando in giro per conflitti a bordo di fuoristrada con l’aria condizionata fallirà senz’appello.

I tecnici di valore, sia in campo militare che civile, lo sanno perfettamente. Sono i leader che devono comprenderlo affinché sappiano quali sono le implicazioni reali della decisione di intervenire.

Dall’altra parte del monitor c’è un mondo da comprendere, ci sono rischi da valutare e sentimenti da condividere.

Cybergeppetto

p.s. “Papà, facciamo un gioco sparatutto con le nostre console?”. “Non sarebbe meglio una partita a scacchi?…”

Articoli correlati:

Saranno gli aerei senza uomini le primedonne di Farnborough (16 luglio 2010)

Sull’uso del Predator in Iraq da parte del contingente italiano:

La Sassari in Iraq, una tenace offensiva umanitaria (8 marzo 2006)

Foto: il Predator è di aerowiki; la prima copertina (1987) dedicata a un UAV è di diydrones; il modellino è preso da nitroplanes.

Article Tags:
· · ·
Article Categories:
Inchiostro antipatico

Comments to L’elsa e il joystick. La dematerializzazione delle forze militari