Feb 20, 2011
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Noi come loro o loro come noi? Il documentarismo involontario del cinema italiano

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By Cybergeppetto

Checco Zalone e Antonio Albanese hanno azzeccato i loro film; gustosi e pieni di gag, fanno sorridere e trascorrere in maniera spensierata un’oretta e mezza.

L’importante è non rifletterci troppo su, come ho fatto io dopo; un pensiero ronzava infatti insistentemente nella mia mente: “Questo non è un film, è un documentario…”.

Una volta il film era quella cosa in cui si narrava una storia i cui fatti e personaggi, come si usava dire, non avevano alcun rapporto con la realtà.

I personaggi di Che bella giornata e Qualunquemente sono tutto meno che di fantasia.

Il neorealismo fotografava i guasti della guerra, ma in seguito si aprì una fase in cui il cinema precedette l’evoluzione della società italiana indicando la strada al popolo: si aprì una nuova stagione di film che, seriosamente o meno, indicavano come il futuro fosse nella liberazione sessuale e nella mancanza di qualsiasi scrupolo nella vita.

Chi non ricorda film come Malizia o Profumo di donna? Si tratta di pellicole che avviarono un percorso di libido pubblica. Il cinema s’insinuò nell’anima viscerale degli italiani che furono orientati a guardarsi il basso ventre mentre sbavavano davanti al grande schermo e, dopo, anche davanti al piccolo schermo.

Il processo fu inarrestabile, un fremito, quasi un sussulto continuo, portò ad opere filmiche dai titoli più triviali con Giovannona coscialunga e Quel gran pezzo dell’Ubalda, tutta nuda e tutta calda.

I benpensanti si scandalizzavano, ma il popolo voleva i suoi quarti di bue, l’odore della carne e così affollava le sale per vedere Edwige Fenech in La moglie in vacanza, l’amante in città, oppure La signora gioca bene a scopa?.

Adesso i nuovi benpensanti dicono che quelli erano cult movies e se li riguardano con la lingua per traverso.

L’unico dubbio che rimane è il solito: viene prima l’uovo o la gallina? Noi siamo diventati come i personaggi di Zalone e Albanese o sono i film che sono diventati come noi?

I personaggi dei film pecorecci e di cassetta degli anni Settanta erano caricaturali e poco realistici, quelli di Zalone e Albanese sono perfettamente normali: li vedi in giro tutti i giorni.

Siamo noi che dobbiamo pagare al cinema, o è il cinema che deve pagare noi? Il problema di copyright è evidente.

Cybergeppetto

p.s. “Papà, andiamo al cinema a vedere Cenerentola?”. “Sono stanco, figliolo, ma se vuoi prendere uno dei film di Pierino dalla mia collezione, c’è Paulo Roberto Cotechino, centravanti di sfondamento che è molto bello…”

Foto: Giovannona Coscialunga è di guidatv.sky.it

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Inchiostro antipatico