Set 18, 2012
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Lavoro o sesso degli angeli?

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By Cybergeppetto

Mentre tornavo a casa, ho avuto la ventura di attraversare il quartiere cinese della mia città. Non che non ci fossi mai stato, ma forse  ho prestato maggiore attenzione allo spettacolo che avevo davanti.

Ragazzi che spingevano carrelli pieni di cartoni e sacchi di materiali, negozietti pieni di ciarpame uno dopo l’altro, andirivieni di persone evidentemente intente al lavoro dalla mattina alla sera, probabilmente come quelli che, nella terra d’origine, fanno una vita simile nella produzione di tutte quelle schifezze a basso prezzo e a bassa qualità che vedevo davanti a me.

Ironia della sorte, quando ancora non ero uscito dal formicaio, ho visto, e subito fotografato,  una scritta su un muro che non era il classico geroglifico urbano da writer post industriale: cruda e diretta, rende bene l’idea che passa nella testa della gente. E’ quella che vedete in questo articolo.

Certo non saranno tutti a pensare di mandare in quel posto il lavoro, magari solo quei pochi (uhm) che affollano i casting del grande fratello, magari solo quei pochi (uhm) che passano le giornate a giocare a qualsiasi tipo di gioco per risolvere d’un colpo i loro problemi. Magari solo quei pochi (uhm) che partecipano a code chilometriche  nei negozi di tecnologia per acquistare l’ultimo telefonino. L’elenco potrebbe continuare ancora per molto, ma certo quella scritta non rappresenta un campione statistico, eppure, messa ai confini del quartiere alieno, comunque colpisce per schiettezza e chiarezza, come tutti gli insulti.

Arrivato a casa ho imprudentemente ascoltato il telegiornale, durante il quale sono stato informato del fatto che il presidente del Consiglio dei ministri avrebbe dichiarato che lo statuto dei lavoratori frena l’occupazione, dichiarazione che ha scatenato una girandola di commenti, Bersani e la Camusso in testa.

Io ho la sgradevole impressione che il lavoro sia diventato come il sesso, più se ne parla e meno se ne fa, cinesi a parte, ma, si sa, il partito comunista cinese comanda e i suoi schiavi obbediscono.

Oltretutto pare che potremmo essere presto chiamati a votare in un referendum che, se non ho capito male, tenderebbe a ripristinare la situazione normativa antecedente alle modifiche recentemente introdotte dal parlamento.

Se quel quartiere della mia città è diventato cinese è forse perché noi abbiamo smesso di lavorare come facevamo quando c’era il boom economico. Lo statuto dei lavoratori a me non piace, ma non può essere la sola ragione di tutto questo sfacelo, basta applicare le norme con buon senso e forse la situazione potrebbe migliorare.

Nel dibattito che si trascina instancabilmente da anni si continua a parlare di flessibilità in entrata e in uscita, di mobilità, di formazione, di tutele, di sicurezza. Ma siamo sicuri che la gente voglia davvero lavorare? Chi è il lavoratore che si spacca la schiena? Un modello considerato di successo? Uno al quale toglieremmo volentieri il piccone di mano per avere i suoi calli?

La mia opinione è che si preferisce andare dal politico di turno per avere un posto statale, o parastatale, e che si passerebbero poi le giornate lavorative a parlare delle voci della busta stipendio e della data della sospirata pensione, quella che tutti vogliono, ma senza curarsi di quanti debiti abbiamo lasciato e lasceremo ai nostri figli.

Il sistema piace a molti, quelli che s’imboscano, quelli che mantengono il potere distribuendo stipendi pagati con il debito.

Sicuramente non piace a quelli che ormai non possono entrare in un sistema che sta implodendo, precari e disoccupati.

Cybergeppetto

p.s. “Papà, cosa sono tutte queste discussioni sui temi del lavoro?”. “Dispute sul sesso degli angeli, anche se chi le fa non ha il saio ma riesce a salmodiare le sue giaculatorie ogni giorno allo stesso modo.

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