Mar 4, 2012
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Afghanistan, Capo di stato maggiore Esercito generale Karimi: gli americani hanno fallito nel capire la cultura afgana, bruciando il Corano hanno avvantaggiato i talebani

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A conti fatti si è rivelato un errore di strategia. Involontario e  casuale, per carità. Ma pur sempre un passo falso che avvantaggia il nemico.

Il generale Sher Mohammad Karimi, Capo di stato maggiore dell’Esercito afgano, si riferisce al caso del Corano bruciato lo scorso 21 febbraio nella base americana di Bagram, a nord di Kabul.

Atto che ha dato luogo, a poche ore dall’accaduto, alle scuse ufficiali da parte sia del comandante di ISAF, generale John R.Allen, che del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.

Non basta. La degna compensazione, dopo l’avvenuta uccisione di due ufficiali statunitensi all’interno del ministero degli Interni il 25 febbraio, è che i cinque militari ritenuti colpevoli dell’atto sacrilego vengano puniti pubblicamente.

“I talebani gonfieranno la faccenda e la utilizzeranno per istigare gli afgani – spiega il generale Karimi alla Reuters – da questo incidente hanno tratto, e trarranno, un grosso vantaggio”.

Per il Capo di stato maggiore dell’Esercito Afgano gli americani hanno fallito nel cogliere la sensibilità afgana in materia di cultura e di religione, nonostante si trovino in Afghanistan ormai da undici anni. “Quegli amici che sono venuti qui per aiutarci non si stanno comportando nel modo in cui abbiamo chiesto loro”, commenta amareggiato il generale.

La notizia della profanazione del Corano ha determinato disordini in tutto il Paese delle Montagne.

Da quanto si apprende, i testi sacri ai musulmani sarebbero stati bruciati involontariamente nell’inceneritore della base di Bagram dopo essere stati sequestrati, insieme con altro materiale, ad alcuni detenuti nel carcere della base. A trovarne i resti carbonizzati, alcuni lavoratori locali impiegati nella struttura che ne hanno dato subito notizia.

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Fonte: Reuters

Foto: Daily Outlook Afghanistan

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Afghanistan · Forze Armate · Sicurezza