Lug 17, 2013
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La Torre spezzata

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By Paola Antognazza

Tempo fa, nel pensare ai nostri militari in missione e alle loro rispettive famiglie, mi sovvenne una raffigurazione di questo tipo: una torre spezzata in due da un fulmine, e due uomini in caduta.

Anche se il più delle volte in modo inconsapevole, comunichiamo in continuazione sensazioni, contenuti, pensieri proprio attraverso i simboli. Essi sintetizzano gli aspetti molteplici e multiformi della nostra psiche, individuale e collettiva. Simbolo (symbolum), infatti, significa “mettere insieme”, legare due parti distinte.

Nell’Antica Grecia, il symbolum era una tessera di riconoscimento o un anello (di solito in terracotta), che due individui o i rappresentanti di due poleis spezzavano conservandone ognuno una parte a suggello di un contratto o di un’alleanza. Il perfetto combaciare delle due parti della tessera provava l’esistenza dell’accordo.

Risulta immediatamente evidente il potere del simbolo di unire, per analogia, un fatto concreto e una immagine mentale.

Trovo che ci sia qualcosa di sorprendentemente simile nelle dinamiche che due partner possano vivere prima, durante e dopo il rientro di uno dei due da una missione di guerra in terra straniera.

Le aspettative, i sentimenti, la storia e la condivisione della quotidianità, sono elementi che tengono vivo e saldo un legame (come una trama invisibile) ma che, in alcuni casi, possono anche “disgiungere” e, quindi, generare il non perfetto combaciare delle parti della “tessera di terracotta”.

La Torre spezzata, in merito, è molto evocativa.

Essa è scoperchiata da un fulmine, mentre i due personaggi, proiettati fuori, precipitano a testa in giù in un turbinìo di sfere colorate. Ai piedi della torre, sul terreno rigoglioso, ci sono due pietre gialle proprio nel punto in cui i due personaggi cadono.

L’energia espressa dal fulmine esprime fecondazione psichica, spirituale e materiale. Essa rappresenta il legame affettivo che la coppia è riuscita a stabilire nel tempo, ma anche la storia personale dei singoli. La fecondazione è solo annunciata (si conoscono solo alcuni aspetti della missione, di ciò che avviene a casa, dei vissuti dei familiari …). E’ solo quando il fulmine cade sulla torre, scoperchiandola, che avviene la trasformazione e si annuncia la creazione di un nuovo essere, di una ritrovata “sintesi”. Quando ci si ricongiunge, dopo una grande “tensione”, si è certi di dover affrontare dei mutamenti importanti e faticosi, e la famiglia dovrà cercare di prepararsi a ciò.

Il fulmine è provvidenziale ma potenzialmente dirompente. Il rientro in famiglia, infatti, ha un forte impatto emotivo su tutti i suoi membri, un atto – appunto – “dirompente”, seppur atteso. Occorrerà, talvolta, far “crollare” qualcosa. Qualcosa che appartiene ad un tempo passato, qualcosa che si è concluso (ad esempio: “prima eravamo distanti, ora non lo siamo più”). Ciò fa si che le nuove energie della famiglia possano trasformarsi, integrarsi in modo armonico e creare un nuovo equilibrio. Qualcosa di quasi certamente diverso da quello esistente al momento del distacco iniziale, dalla partenza.

I due uomini in caduta stanno a testa in giù perché guardano il mondo in un modo nuovo: l’intelletto, la mente, guardano in faccia la natura (le tensioni dell’operatività e degli scenari drammatici di guerra esulano da ogni preparazione teorica e cognitiva).

La partenza, cosi come il rientro in famiglia, implica un’azione “imprevista”, che rompe un equilibrio, minacciando una costruzione faticosamente edificata. Rompe una staticità e un’inerzia che, come un alto muro, imprigionavano le energie sufficientemente accumulate e ormai pronte a scaricarsi. La Torre perde proprio la cima, quasi ad annunciare di aver terminato l’opera intrapresa. Possiamo percepire, quindi, che ci troviamo di fronte a dinamiche di rientro che possono essere molto delicate.

Il conflitto che esse possono ingenerare, seppur doloroso, potrebbe risultare necessario in ragione del mutamento drastico e repentino nella vita di chi torna e di chi era rimasto ad aspettare.

Occorre a mio avviso, essere consapevoli che l’equilibrio finora raggiunto, nelle due reciproche realtà di lontananza, sta per finire e accettarne il cambiamento, ovvero misurarsi con la realtà e ridimensionare, con buon senso, le reciproche pretese.

Il ricongiungimento coi propri cari potrebbe anche essere foriero di brutte sorprese, imprevisti negativi, crisi, fallimenti, ostacoli insuperabili che talvolta imprigionano la coppia in una sorta di cul de sac esistenziale. Il crollo doloroso delle illusioni che ne consegue può avere un forte impatto emotivo, che può far culminare nel rifiuto della realtà. Per evitarlo, è auspicabile fare sempre luce sulle aspettative, sui bisogni, e dichiararli anche durante la lontananza.

Ma siate ottimisti … La Torre porta ricchezze, in ogni caso (le pietre color oro presenti nel punto di caduta, e le sfere luminose lo confermano).

Paola Antognazza

La Torre spezzata è di Carte fortunate

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