Ne ha dato notizia con un comunicato stampa di ieri, 22 novembre, la Marina Militare.
Nello specifico, si apprende, il Gruppo SDAI di La Spezia ha bonificato il fondale di Follonica a seguito del ritrovamento, a circa 20 metri di profondità, di mine da fondo tedesche a influenza magnetica di tipo “GG”, contenenti oltre 700 kg di hexanite, un potente esplosivo utilizzato dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale nelle loro armi subacquee.
Durante le fasi di mappatura del fondale, si legge dal comunicato, sono stati individuati dei contatti che, inizialmente ipotizzati come ecoballe, si sono poi rivelati, in esito all’ispezione condotta dai palombari della Marina, mine da fondo.
Contestualmente, il Nucleo SDAI di Napoli in concorso con l’Unità di Soccorso Sommergibili nave Anteo, il cui team di palombari è stato integrato con un’aliquota di operatori del Gruppo Operativo Subacquei (GOS) del Comando Subacquei e Incursori della Marina Militare (COMSUBIN), hanno condotto delicate operazioni subacquee ed E.O.D. (Explosive Ordnance Disposal) nelle acque di Banco Miseno, tese a garantire la continuità territoriale delle isole di Ischia e Procida con il porto di Pozzuoli e dove insiste una consistente presenza di vari ordigni residuati bellici.
Gli ordigni, segnalati da subacquei sportivi, giacevano a profondità comprese tra i 36 e i 45 metri: i palombari sono quindi intervenuti a profondità maggiori di 40 metri grazie agli impianti iperbarici di nave Anteo, che hanno assicurato l’adeguato supporto di sicurezza per immersioni così profonde e prolungate.
Tutti i residuati bellici rinvenuti, posti in appositi contenitori e recuperati con palloni di sollevamento sono stati successivamente rimorchiati e posizionati nella zona di sicurezza individuata dalla competente Autorità Marittima, dove sono state messe in atto le consolidate procedure, in uso dai Palombari della Marina Militare, propedeutiche alla successiva fase di neutralizzazione degli ordigni esplosivi.
La Marina Militare raccomanda: “È bene ricordare a chiunque dovesse trovare oggetti che per forme e dimensioni possano richiamare un ordigno esplosivo o parti di esso, che questi manufatti possono essere molto pericolosi e pertanto non devono essere toccati o manomessi in alcun modo, denunciando immediatamente il ritrovamento alla locale Capitaneria di Porto o alla più vicina stazione dei Carabinieri, così da consentire l’intervento dei palombari della Marina al fine di ripristinare le condizioni di sicurezza del nostro mare, laghi e fiumi”.
Approfondimenti (fonte Marina Militare):
Questi interventi rappresentano una delle tante attività che i Reparti Subacquei della Marina conducono a salvaguardia della pubblica incolumità anche nelle acque interne, come ribadito dal Decreto del Ministero della Difesa del 28 febbraio 2017, svolgendo operazioni subacquee ad alto rischio volte a ripristinare le condizioni di sicurezza della balneabilità e della navigazione a favore della collettività.
Durante l’anno in corso, i Palombari della Marina Militare hanno recuperato e bonificato oltre 60.000 ordigni esplosivi di origine bellica, rinvenuti e neutralizzati nei mari.
Con una storia di 170 anni alle spalle, i Palombari del Comsubin rappresentano l’eccellenza nazionale nell’ambito delle attività subacquee essendo in grado di condurre immersioni lavorative fino a 1.500 metri di profondità a mezzo ROV (veicoli filoguidati dalla superficie) oppure fino a 300 metri con intervento umano e in qualsiasi scenario operativo, nell’ambito dei propri compiti d’istituto (soccorso agli equipaggi dei sommergibili in difficoltà e la neutralizzazione degli ordigni esplosivi rinvenuti in contesti marittimi) e a favore della collettività.
Gli hashtag per parlarne sui social sono: #MarinaMilitare #ProfessionistiDelMare #ilTuoFuturoèilMare
Fonte e foto: Marina Militare