By Mithra
Nel particolare le unità di artiglieria da campagna delle Divisioni corazzate e motorizzate ricevettero, con l’introduzione in servizio del semovente M7, un notevole impulso qualitativo che consentiva alle unità dell’arma base di usufruire di quel supporto di fuoco aderente e tempestivo necessario allo sviluppo della manovra.
Al fine di permettere alle unità d’artiglieria di impiegare al meglio il materiale ricevuto, lo Stato Maggiore dell’Esercito realizzò una serie di veicoli per il supporto e la gestione del fuoco, ricavati dallo scafo dell’M7 stesso, con ciò garantendo economicità di sforzo logistico e aderenza della componente tecnica a quella di fuoco.
Il progetto, di facile realizzazione tecnica e di per sè ingegnoso, sviluppato dagli Organi Tecnici della Motorizzazione, prevedeva l’eliminazione dell’armamento principale costituito dall’obice M2A2 da 105/22, la rimozione dell’affusto dello stesso, la conseguente eliminazione delle riservette per il munizionamento di primo impiego, disposte lateralmente alla camera da combattimento, e l’inserimento di una piastra corazzata saldata, anteriormente, al fine di chiudere la porzione di scafo nella quale era alloggiato l’obice. Altre modifiche minori vennero realizzate per poter montare apparati radio e strumentazione tecnica specifica con piccole variazioni a seconda della versione realizzata.
La struttura dello scafo, l’armamento secondario, il sistema di motorizzazione e il treno di rotolamento erano quelli delle differenti versioni utilizzate e non vennero sottoposti a modifiche.
Tale processo di conversione fu applicato sia all’M7 nelle differenti versioni in servizio (scafi M3 e M4), sia all’omologo Sexton anche se in un numero di esemplari molto ridotto.
Ogni reparto di artiglieria semovente aveva in organico un certo numero di tali mezzi (nella dizione italiana definiti Priest) che assolvevano tutte le funzioni per la gestione del tiro (U.T.C/A.U.T.G. Ufficiale al tiro di Gruppo; U.T.G. specializzati al tiro di gruppo, S.C.B. specializzati al tiro di batteria; U.T.R. Ufficiale Topografo di reggimento; P.M. trasporto munizioni).
La robusta struttura del mezzo, l’affidabile tecnica e la validità del progetto di conversione, concorsero a rendere il Priest una soluzione efficace, la cui vita operativa si concluse solo alla fine degli anni ’60 con l’introduzione in servizio dell’M113.
Queste comprendevano, come base organica, un telemetro d’artiglieria, un goniometro, una tavoletta per il tiro, stadia e rotelle metriche più documentazione tecnica e cartografia. Un adeguato set di apparati radio, montati, sul lato destro del vano di combattimento, consentiva la corretta esecuzione delle trasmissioni necessarie al nucleo.
Gli ampi cassoni esterni posti ai lati del cofano motore e le riservette principali del munizionamento, poste sotto il piano di base della camera di combattimento, consentivano l’ampio stivaggio di ulteriore materiale.
E ora qualche parola sul modello. Il kit utilizzato è l’M7 U.S. Howitzer Moto Carriage in scala 1/35 della ditta Academy (#9.13210).
Allo stato attuale esistono principalmente tre case che hanno riprodotto questo mezzo in questa scala: l’Italeri, la Dragon e, appunto, l’Academy. Visto l’interesse per il tipo di mezzo e le sue varianti E.I. li ho acquistati tutti e tre. Una veloce valutazione sui tre modelli per indirizzare l’eventuale acquisto.
Il kit Dragon, (sono presenti due versioni Early e Late), oltre a essere più nuovo, è senz’altro di una classe superiore, ottimamente rifinito e con dettagli di raffinata qualità, ma costa anche molto di più (tra i 55 e i 60 euro!).
Il modello Italeri, infine, risale alla metà degli anni ’70 e per il tempo era un modello super, ma con il passare degli anni ha perso molto del suo appeal.
Nel complesso riproduce un mezzo abbastanza fedele (su scafo M4), ma carente di particolari e dettagli soprattutto nello scafo (bullonatura delle fiancate e dello scafo quasi assenti, mancanza dei numeri di matricola delle parti in fusione, scarso dettaglio del cofano motore e delle casse porta dotazioni, grossolanità dei particolari esterni), meglio l’interno dove l’obice è riprodotto in modo più che soddisfacente, anche se altri particolari sono un po’ spartani; i cingoli sono proprio vintage in un vinile orribile; ovviamente è quello che costa meno. Non mi pare che sia ancora in produzione ma si trova con una certa facilità (a conti fatti un’altra occasione persa dall’Italeri!!!)
Poi sono passato al montaggio vero e proprio, che si è dimostrato privo di grossi problemi: tutto si è posizionato correttamente e, a meno della piastra frontale, lo stucco non è stato necessario. Il treno di rotolamento che ho utilizzato è quello delle serie iniziali con i boogie privi di ruotino, mentre ruote e rullo di ritorno sono del tipo stampate in alluminio, cioè senza finestre. Ho sostituito i cingoli con il modello T48 più corretto (BroncoModel #Ab 3538 – belli, ma il montaggio è un incubo).
A questo punto mi sono sbizzarrito con i dettagli interni: apparati radio e loro supporto, tavoletta per il tiro, tubo porta carte, telemetro, goniometro, stadia, rotella metrica e accessori vari sono tutti autocostruiti (internet per le fonti di ispirazione, plasticard, alluminio, ottone e materiale assortito della mia Spare Parts Magic Box; autarchiche sono anche la cartografia e le insegne di reparto Power Point su foglio bianco di decal). I figurini sono MiniArt (British Armoured Car Crew, #35069) e BroncoModel (British 17PDR AT gun Crew, #CB 35087), modificati con una testa Hornet e Green Stuff.
Questo fondamentale punto trigonometrico si trova nel poligono di tiro di Monte Romano (Roma) e ha costituito, da sempre, il punto inziale di ogni preparazione topografica effettuata dai reparti che hanno svolto le loro scuole di tiro nel poligono romano. Mi è sembrato giusto, avendo riprodotto il mezzo di una squadra topografica, ambientarlo proprio al Nasso (il suo ambiente più naturale!!!).
Una cornice fotografica economica (IKEA docet), Das e materiale naturale hanno contributo a creare la base per il nostro M7 U.T.R., il pilastrino è stato riprodotto con plasticard e stucco, mentre la staccionata è stata fatta con bastoncini di legno e palettine da caffè (un noto store asiatico della mia zona ha fornito questo materiale a prezzi accessibilissimi!!!!)
Nel complesso la realizzazione del modello è stata pienamente soddisfacente, il kit Academy offre un ottimo compromesso tra qualità e costo, catturando con fedeltà le forme e la sagoma dell’M7.
La conversione è di estrema semplicità – il materiale di riferimento in rete è abbastanza chiaro – non richiede costosi e spesso pretenziosi aftermarket kit, è alla portata di tutti e offre una notevole dose di divertimento, fondamentale nel dedicarsi a un hobby.
Con questo abbiamo aggiunto un modello originale, inusuale e di effetto alla nostra collezione che rappresenta un ulteriore tassello nella storia delle Forze Armate della nostra Patria.
Mithra (LZ Scale Modeling)