Gen 3, 2013
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Marò: due Attilio Regolo in uno stato senza regola

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By Vincenzo Ciaraffa

Secondo la leggenda, durante la 1^ Guerra Punica al console romano Marco Attilio Regolo, sconfitto dai Cartaginesi, fu concesso di ritornare a Roma per convincere il Senato a chiedere la pace con l’impegno  – in caso di fallimento dell’ambasceria – di ritornare a Cartagine per esservi messo a morte.

E, invece, pare che Marco Attilio Regolo, una volta giunto a Roma abbia esortato il Senato a continuare la guerra contro la loro mortale nemica e che dopo sia veramente ritornato a Cartagine per onorare il ferale impegno.

Benché vi sguazzino da tre millenni, è proprio la storia che i nostri governanti non conoscono sennò, eviterebbero al nostro Paese continue umiliazioni diplomatiche e grotteschi déjà-vu.

Dopo essere stati arrestati illegalmente per un incidente accaduto al servizio di uno Stato sovrano e in acque internazionali senza, peraltro, rispettare il principio di extraterritorialità delle navi, l’India ha concesso una licenza natalizia (quella che un tempo, i militari di leva chiamavano “ministeriale”) ai due marò del Reggimento San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Non fosse che siamo stati contentissimi che i due marò abbiano potuto, almeno per un po’, stare con i loro cari e che è ancora in pericolo la loro libertà, e forse la loro vita, verrebbe da dire due pubbliche paroline al Capo del governo, al Ministro degli Esteri, al Ministro della Difesa  – tutti dimissionari –  e ad almeno  un paio di Capi di Stato Maggiore.

Stante, però, che la situazione dei due marinai del San Marco è già complicata di suo, non mettiamo altra carne al fuoco e limitiamoci a fare osservare che ci è apparso fuori luogo il fatto che, nello stile della buonanima di Achille Starace, si è voluto organizzare come fosse una festa nazionale, l’ennesima sconfitta diplomatica del nostro Paese: mancavano soltanto gli archi di frasche e le colonne di cartone!

Sarebbe stato decente, invece, che i due Sottufficiali fossero accolti con discrezione. E, invece, il 22 dicembre scorso all’aeroporto di Ciampino, si è organizzata una sceneggiata della quale noi e, forse, i diretti interessati avremmo fatto volentieri a meno, dati gli umilianti, taciuti antefatti e condizioni sulle quali si è basata la temporanea libertà dei due marò.

Ne rileviamo soltanto alcuni. Accettando senza alcuna riserva la libertà provvisoria (altro che licenza!) concessa dall’alta corte di Kerala ai due nostri militari, l’Italia ha riconosciuto, di fatto, la titolarità dell’India a detenerli e la legittimità del suo comportamento. Quella corte di giustizia ha stabilito che, durante la “ministeriale”, Latorre e Girone non devono allontanarsi dal loro Paese (uno Stato sovrano!), sicché del rispetto di tale ordinanza avrebbero dovuto occuparsene, almeno teoricamente, i nostri Carabinieri che, dopo due ministeri e due Stati Maggiori si sarebbero trovati anch’essi a prestare servizio per l’India.

Alcune organizzazioni giovanili e sindacali indiane non hanno digerito la “liberalità” della corte di Kerala e non si può, perciò, escludere che la definitiva decisione sul caso dei marò italiani da parte della Corte  Suprema di New Delhi possa avvenire sotto la lievitante pressione psicologica dell’opinione pubblica indiana.

Specialmente se il partito dell’Alleanza Progressista Unita che governa quel Paese deciderà di sfruttare il caso per screditare l’immagine di Sonia Gandhi, “l’altra italiana” che è leader del forte Partito del Congresso ora all’opposizione e, perciò, il ritorno a casa di Latorre e Girone in tempi brevi non appare per niente scontato. Anche se speriamo con tutto il cuore di sbagliare.

Resta una curiosità: al termine della “licenza” i due marò s’imbarcheranno di loro volontà per raggiungere il carcere indiano o saranno sospinti sull’aereo dalla Polizia aeroportuale?

Tale curiosità è, ovviamente, iperbolica come lo è, purtroppo, tutta la vicenda.  In effetti, siamo più che persuasi che i sempre dignitosi Sottufficiali del San Marco, oltre ad essere due bravi soldati, siano anche uomini d’onore e che sappiano bene che la parola comunque data dal loro Paese va onorata e, pertanto, si faranno una ragione di essere consegnati, per la seconda volta, ai loro carcerieri da mani “amiche”. Anch’essi, in un certo modo, sono due Attilio Regolo di uno Stato senza regola, retto da gente senza palle.

Vincenzo Ciaraffa

Foto: lavocedelmarinaio.com

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Forze Armate