Lug 14, 2011
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Tremonti e i tagli a quella Difesa che non ha mai soldi per esercitazioni e ricerca, ma per parate e baschi nuovi sì

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By L’Anacoreta

Indubbiamente stiamo attraversando un momento di crisi, la congiuntura economica non è favorevole per l’Occidente.

Paesi come Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda sono a un passo dal baratro, ma anche Paesi tendenzialmente stabili e forti come Stati Uniti, Germania e Francia sono in bilico tra recessione e crescita e quindi non ci può sorprendere che anche il nostro Paese sia costretto a stringere la cinghia per cercare di migliorare i propri conti.

La manovra economica recentemente varata dal nostro Governo promette “lacrime sudore e sangue” in virtù delle drastiche misure indispensabili per cercare di ridurre le spese e migliorare il disavanzo. Nulla di nuovo insomma!

I tagli sono necessari e non invidio la posizione del Ministro Tremonti sulle cui spalle ricade tutta l’impopolarità di proporre le misure restrittive funzionali al risanamento dei conti del nostro Paese.

Ovviamente lui è il Ministro cattivo mentre gli altri Ministri sono solo delle vittime della sua malvagità che si vedono ridurre senza motivo le risorse disponibili. Ma è realmente così?

Lasciamo per un attimo perdere i Ministri in quanto tali e diamo un’occhiatina al personale dei Dicasteri che supportano i Ministri stessi e che, magari, sono i veri responsabili dell’impiego diretto delle risorse.

Per limitare ancora di più la nostra indagine focalizziamoci sul Ministero della Difesa.

Sono recentemente tornato nel mio Paese dopo un periodo di assenza non particolarmente lungo ma abbastanza prolungato, comunque, per non essere del tutto aggiornato di tante cose.

Dopo aver ripreso qualche contatto con amici e conoscenti e dopo aver avuto la possibilità di scorrere la nostra stampa è saltata fuori la solita tiritera dei tagli di bilancio e nel particolare delle restrizioni al bilancio della Difesa.

L’impressione che ne ho colto è che come ogni anno gli annunciati tagli costituiscono il solito alibi sfruttato da parte dei vertici militari per giustificare una gestione arraffazzonata e traballante delle Forze Armate.

Per carità i fondi assegnati alla Difesa sono diminuiti nessuno lo nega, quello che invece mi lascia interdetto è l’impiego che continua a essere fatto delle risorse assegnate e della mancanza di un progetto o di una linea di condotta generale.

La Gran Bretagna, ad esempio, ha recentemente approvato un programma di riduzione delle proprie Forze Armate sicuramente notevole. Sono state analizzate le ipotesi d’impiego delle Forze Armate quale elemento di supporto e di sviluppo alla politica nazionale del Paese, sono stati definiti i livelli di ambizione raggiungibili, sono state stabilite le risorse disponibili e alla fine dal confronto di tutti gli elementi precedenti è stato deciso di quanto ridurre lo strumento militare.

Indubbiamente un approccio anglosassone troppo schematico e privo di quella componente creativa e geniale che contraddistingue da sempre il Bel Paese, quindi da noi neanche parlarne di un processo simile.

E’ vero, potrebbe dire qualche generale nostrano, “noi non abbiamo ricevuto le stesse direttive che i colleghi britannici hanno avuto dal loro Governo”. Parole sacrosante se consideriamo il totale disinteresse tutto italico per il ruolo e la funzione delle Forze Armate come fattore indispensabile per il conseguimento degli obiettivi di politica nazionale (che peraltro non esistono nemmeno).

Anche accettando questo discorso, quali sono le proposte che i vertici militari hanno mai fatto per ricevere tali direttive?

Ma non divaghiamo, rimaniamo con i piedi piantati per terra. Rimaniamo focalizzati sui tagli di bilancio e sui provvedimenti che le Forze Armate hanno adottato per assorbire questa ennesima riduzione di fondi che minaccia sempre più l’efficienza delle nostre Forze Armate.

Le accorate lamentele dell’entourage militare toccano, non a torto, tasti dolorosi mettendo in luce le difficoltà della gestione del comparto difesa che il bieco Ministro Tremonti, dimentico delle reali esigenze delle Forze Armate, ha volutamente reso anche quest’anno sempre più difficile realizzare in modo sinergico.

Innanzi tutto la mancanza di fondi incide notevolmente sulla possibilità di effettuare i normali spostamenti indispensabili per assicurare un ricambio funzionale nei differenti ruoli. In sintesi è diventato sempre più difficile far ruotare con costanza il personale nei vari incarichi.

Per ovviare a questo problema e creare comunque un po’ di movimento, almeno formale, i vertici militari hanno pensato bene di concedersi una serie di ritocchi alle uniformi. Infatti, sono stati introdotti il nuovo copricapo per i lagunari (basco verde), quello per i bersaglieri (basco con pennacchietto e coccarda, recentemente apparso sul faccione tondeggiante e raggiante di gioia di un generale in una fotografia sulla stampa nazionale) e l’ennesimo ritorno per i carristi/cavalieri all’immancabile basco al posto del berretto rigido. Indubbiamente se ne sentiva la mancanza di questi particolari!

In secondo luogo mancano i soldi per fare l’addestramento, le assegnazioni coprono a mala pena le necessità di quei reparti che devono essere impiegati nelle missioni all’estero (anche la raccolta dei rifiuti a Napoli e lo spalare la neve a Milano durante l’inverno possono essere considerate missioni all’estero, perché situazioni di questo genere accadono solo in un Paese che si affaccia alla democrazia e anela a forme occidentali di sviluppo). E allora cosa si fa? Quali sono i rimedi?

Ovviamente non potendo fare addestramento con connotazioni operative (le esercitazioni costano e poi vuoi mica che la gente pensi che invece che nelle missioni umanitarie si voglia impiegare le Forze Armate anche in operazioni di guerra) ci si butta sull’addestramento formale e quindi si moltiplicano le occasioni di celebrare ricorrenze importanti quali la fondazione delle varie Forze Armate, si rinvigoriscono le feste d’Arma, si moltiplicano i raduni di specialità.

Cerimonie quali la sfilata del 2 giugno, la ricorrenza della fondazione dell’Esercito, della Marina, dei Carabinieri, la festa dell’Arma di Artiglieria, la festa dell’Aviazione dell’Esercito, il raduno dei bersaglieri o degli alpini, tanto per citarne alcune, non sono proprio attività che si possano considerare a costo zero, anzi!

Infatti tra spostamenti di reparti, movimenti di personale e mezzi, prove e contro prove, allestimenti di tribune, sobri rinfreschi, mostre statiche e organizzazione di dimostrazioni di capacità ed esibizioni dinamiche, i costi sono alla fine sono assolutamente esorbitanti.

La festa delle Forze Armate, che una volta era il 4 novembre (almeno dalle mie reminiscenze di bambino mi pare di ricordare che tale data, che celebrava la fine di una guerra lunga e terribile, fosse stata scelta anche perché coincideva con una vittoria voluta e cercata dal nostro Paese) potrebbe ritornare a essere una ricorrenza importante nella quale (con un solo atto formale e quindi con una limitazione delle spese) celebrare le Forze Armate tutte insieme, senza personalismi e sprechi non necessari.

Non ultimo non ci sono fondi per l’ammodernamento delle forze e la ricerca.

Poco importa. In compenso gettiamo via un sacco di soldi per mantenere in vita quattro, dicasi ben quattro, Scuole Militari che non servono a nulla (adesso che gli Allievi di queste prestigiose istituzioni del passato devono fare anche loro le selezioni per accedere alle Accademie Militari – e non beneficiano più come nel passato di posti riservati a loro stessi – la maggior parte di questi fenomeni prodotti da un sistema scolastico di discutibile utilità non supera la selezione! Figuriamoci quello che succede nelle prove di selezione per l’accesso a qualche ateneo di medio livello!) ma che assorbono risorse notevoli che sarebbe meglio destinare a qualche cosa d’altro.

Come se non bastassero le risorse dilapidate nelle scuole militari, forti dell’esperienza dei passati regimi d’oltrecortina, dove gli atleti appartenevano tutti alle Forze Armate, anche noi continuiamo ad alimentare Gruppi sportivi di stampo sovietico, concedendo divisa e stipendio a sportivi professionisti, impiegando – anche in questo caso – notevoli risorse senza poi avere nessun tipo di ritorno diretto o indiretto delle risorse investite.

Non è un’accusa contro questi atleti – dato che sono d’interesse nazionale magari dovrebbe essere il CONI a interessarsene direttamente senza “metterli a pensione” nelle Forze Armate – la perplessità piuttosto riguarda il modo con cui si impiegano i fondi con finalità assistenziale e clientelare. Anche in questo caso vengono vanificate risorse economiche importanti.

Non parliamo poi di alcune vestigia del passato di un tempo che fu, per cui si mantengono in vita anacronistici e costosi centri ippici presso alcuni reparti per il diletto e il sollazzo di persone che vivono nel passato.

Insomma l’elenco sarebbe ancora lungo e si potrebbe divagare per ore sull’argomento.

Il nostro Paese attraversa una crisi pesante e quindi le risorse finanziarie sono ridotte e questo è un dato di fatto.

Ma la colpa non è di chi deve far quadrare i conti, effettuando tagli o riduzioni indispensabili, la colpa, se di colpa vogliamo parlare, è di chi queste risorse le impiega e lo fa anche male.

Cavalli, parate, collegi per ragazzini viziati, gruppi sportivi, nuovi orpelli formali sono tutti retaggi di un tempo passato che mantenere ancora in vita rappresenta un anacronismo, oltre che uno spreco, inaccettabile, considerando le risorse disponibili.

Resta il dubbio che probabilmente tale uso delle risorse soddisfi più esigenze personali che istituzionali. Sicuramente è più semplice farsi il cappellino nuovo e sfoggiarlo orgoglioso alla prima manifestazione pubblica (dando dimostrazione di un potere effimero, ma che non comporta nessun rischio) piuttosto che mettere in gioco la propria posizione impegnandosi affinché i fondi siano impiegati per le reali esigenze delle Forze Armate: preparazione, addestramento, ammodernamento, ricerca e tutela del personale.

L’Anacoreta

Foto: il ministro Giulio Tremonti è di TMNews; le forbici di Tutto Un Blog

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